Cisl Basilicata. “Fare chiarezza sulle spese”

6 gennaio 2012 | 15:02
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Cisl Basilicata. “Fare chiarezza sulle spese”

”Mettere in campo una seria, rigorosa e trasparente ‘spending review’ per bonificare i conti pubblici locali e fare chiarezza sulle dinamiche della spesa di Comuni, Province, Regione e della miriade di enti collaterali e strutture di sotto-potere, con il loro corollario di dirigenti e consigli d’amministrazione”.  E’ la proposta del segretario lucano della Cisl, Nino Falotico: ”E’ una premessa di un’incisiva e non occasionale lotta agli sprechi e ai costi nascosti della politica”

La mia modesta opinione

Nel 1995 Marco Pannella tentò di rompere le uova nel paniere al sindacato, promuovendo un referendum che aboliva la trattenuta automatica dalla busta paga (introdotta nel 1970 con lo Statuto dei lavoratori). Gli italiani votarono a favore. Ma il meccanismo è tuttora vivo e vegeto: salvato, in base a un accordo tra le parti, nei contratti collettivi.

I bilanci dei sindacati, quelli veri, non sono mai usciti dai cassetti dei loro segretari. “Il giro d’affari di Cgil, Cisl e Uil ammonta a 3 mila e 500 miliardi di vecchie lire”, sparò nell’ottobre del 2002 il radicale Daniele Capezzone, “e il nostro è un calcolo al ribasso”. Non ci deve essere andato molto lontano, se è vero che oggi Lodovico Sgritta, amministratore della Cgil, si limita a non confermare che il fatturato consolidato di corso d’Italia abbia raggiunto il tetto del miliardo di euro. E ancora: se è vero che quello del sistema Uil, non paragonabile per dimensioni, metteva insieme 116 milioni già nel 2004, esclusi Caf, patronati e quant’altro. Fare i conti in tasca alle organizzazioni sindacali, che hanno ormai raggiunto un organico-monstre dell’ordine dei 20 mila dipendenti, è difficile, anche perché le loro fonti di guadagno sono le più disparate. Ma ecco quali sono i principali meccanismi di finanziamento. E le cifre in ballo.

La maggiore risorsa economica di Cgil, Cisl e Uil (“I tre porcellini”, come ama chiamarli in privato il vice premier Massimo D’Alema) sono le quote pagate ogni anno dagli iscritti: in media l’1 per cento della paga-base; di meno per i pensionati, che danno un contributo intorno ai 30-40 euro all’anno. Un esperto della materia come Giuliano Cazzola, già sindacalista di lungo corso della Cgil ed ex presidente dei sindaci dell’Inps, parla di almeno un miliardo l’anno. Secondo quanto risulta a ‘L’espresso’, il solo sistema Cgil ha incassato nel 2006 qualcosa come 331 milioni. Una bella cifra, per la quale il sindacato non deve fare neanche la fatica dell’esattore: se ne incaricano altri; gratuitamente s’intende. Nel caso dei lavoratori in attività, a versargli i soldi ci pensano infatti le aziende, che li trattengono dalle buste paga dei dipendenti. Per i pensionati provvedono invece gli enti di previdenza: solo l’Inps nel 2006 ha girato 110 milioni alla Cgil, 70 alla Cisl e 18 alla Uil. (L’Espresso)

Se c’è un problema di costi della politica, allora il discorso vale anche per il sindacato. Se non di più. E non nascondiamoci dietro il solito ragionamento della democrazia, della costituzione ecc. Quel ragionamento vale anche per i partiti e per le istituzioni. E poi, non siete tra quelli che gonfiano gli enti inutili con consiglieri di amministrazione, comitati di sorveglianza e di vigilanza? Non siete tra quelli che raccomandano un gran numero di lavoratori nelle aziende con la solita tiritera di “è un caso umano?”. Anche quando i casi umani sono dei vostri figli o mogli o parenti affini e collaterali? Ma come, voi non siete una struttura di sotto potere? No siete un Potere. Suvvia! Tutto legittimo, ma per favore ci fate vedere i bilanci? Ci fate vedere i costi di rappresentanza? Per favore.