139 donne uccise nel 2011. Una vera mattanza

1 gennaio 2012 | 16:29
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139 donne uccise nel 2011. Una vera mattanza

Da Mariya a Stefania. Storie di donne uccise dai loro compagni.

Mariya Alferenok aveva 53 anni. Di origine ucraina da circa 10 anni viveva in Italia e per mantenersi faceva la badante. La sua piccola casa, in via Porta Calcinaia, è in pieno centro storico, a due passi dal castello federiciano di Melfi. Pochi amici, prevalentemente connazionali. Una vita normale, come tante altre.

Nel tardo pomeriggio del 22 Dicembre al numero di emergenza dei Carabinieri arriva una richiesta di intervento: un uomo riferisce del ritrovamento del corpo senza vita di una donna. E’ lei, Mariya.

Distesa sul letto, con il volto tumefatto, sul suo corpo il medico legale non ha avuto difficoltà a riconoscere subito gli “evidenti segni di percosse”. Uccisa brutalmente a calci e pugni. Un vero e proprio pestaggio: questo il primo responso della perizia del medico legale.

“Gelosia morbosa”

I Carabinieri del Nucleo di Melfi hanno scavato nella vita della donna e senza difficoltà sono risaliti ad un suo connazionale, V. Y, 33enne il cui alibi ha retto solo per poche ore. E’ stato proprio lui a chiamare i carabinieri alle 13 del 23 dicembre. Perché tanta violenza? «Gelosia morbosa», dicono gli investigatori. L’uomo l’aveva ridotta in schiavitù: la picchiava e viveva alle sue spalle, sfruttandola. Negli ultimi tempi era molto infastidito dal riavvicinamento di Mariya con un suo ex.

Per lui l’accusa è di omicidio doloso aggravato dai futili motivi. Bollato come “delitto passionale”.

Mariya è solo una delle tante uccise in Italia da uomini violenti. 137 nel 2011 secondo “Femminismo a Sud”. Una vera e propria mattanza ma qualcuno non nasconde che il numero sia più alto.

Chi è Stefania?

Licodia Eubea è un comune di poco più di 3mila abitanti in provincia di Catania in Sicilia. Qui vive il 24enne Loris Gagliano, studente di psicologia all’Università La Sapienza di Roma, che da poco si era lasciato con Stefania Noce e non si rassegnava alla fine della loro relazione sentimentale.

24 anni, Stefania era studentessa di Lettere all’Università di Catania. Blogger e attivista,aveva molto a cuore temi quali la questione femminista, la salvaguardia della laicità dello Stato. Aveva allontanato Loris perché, riferiscono le amiche, “stava iniziando a dubitare delle reazioni di questo ragazzo, anche se mai e poi mai avrebbe immaginato che sarebbe finita in questo modo”.

“L’amavo più della mia vita”

Loris ha confessato. E’ stato lui ad uccidere Stefania e il nonno di lei, Paolo Miano intervenuto a difenderla e ferito gravemente la nonna Gaetana Ballirò il 27 Dicembre. 8 coltellate. Tante sono bastate per uccidere Stefania, la donna che Loris dice di aver amato “più della mia vita”. Loris Gagliano ha spiegato che non ha retto alle minacce della sua ex fidanzata e della madre di questa che volevano denunciarlo per stalking e tentato omicidio per aver sabotato l’impianto frenante della loro automobile.

Femminicidio

Le agenzie di stampa hanno liquidato il duplice omicidio con poche righe bollando anche questo come l’ennesimo “delitto passionale”.

Ma da più parti si chiede di andare oltre l’utilizzo di frasi stereotipate. Che si arrivi ad utilizzare e magari a dare validità giuridica, come nel caso del termine inglese stalking (in riferimento alle molestie personali e agli atti persecutori nelle sue varie forme ndr), alla parola “femminicidio”. “Un neologismo per dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna “in quanto donna”. Perchè le donne non debbano più pagare con la vita la scelta di essere sé stesse, e non quello che i loro partner, gli uomini o la società vorrebbero che fossero. Ma quando si parla di Femminicidio? Si parla di femmicidio e femminicidio per evidenziare come le forme più estreme di violenza contro le donne derivino dall’accettazione, da parte delle Istituzioni sociali e in generale dall’opinione pubblica, di una cultura patriarcale che svalorizza il ruolo della donna e non ne riconosce la dignità di Persona, né ne garantisce il godimento pieno ed effettivo dei diritti fondamentali”. (http://femminicidio.blogspot.com)

Femminicidio, dunque. Un termine che potrebbe dare l’adeguata dose di giustizia alle storie di Mariya, Stefania e alle altre 137 donne uccise nel 2011.