Società senza politica e politica senza società

29 dicembre 2011 | 21:38
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Società senza politica e politica senza società

Dovrebbe essere chiaro, almeno ai più acuti osservatori della politica e dell’economia, che oggi in Basilicata abbiamo di fronte un problema di prospettiva. Il problema si chiama debolezza strutturale dei fattori sociali e culturali dello sviluppo. Vuol dire che leggiamo poco e insieme abbiamo un alto tasso di analfabetismo funzionale. Vuol dire che il senso civico della popolazione è ancora scarso. Che l’opinione pubblica è debole sul piano della critica e scarsamente vocata alla partecipazione collettiva. Vuol dire che mancano gli spazi e i luoghi della partecipazione e insieme mancano le capacità diffuse di usare i pochi strumenti della partecipazione disponibili. La politica lucana soffre sempre più di anomia, estraniata dalla realtà, chiusa nelle sue problematiche, isolata dal mondo reale. La vicenda dello Statuto e’ emblematica da questo punto di vista. Una grande occasione ridotta a un faticoso dibattito, tutto interno ai partiti.

Società senza politica e politica senza società

Ecco perché in Basilicata possiamo parlare di società senza politica e di politica svuotata di società. La politica non riempie la società tutta intera, e tuttavia il mercato del consenso riempie ogni anfratto della società e la attraversa con una forte capacità di penetrazione. Insomma, la sfera pubblica in Basilicata si va sempre più rimpicciolendo e degenerando. Nonostante la ripresa vitalità delle organizzazioni ambientaliste e di altre organizzazioni sociali. Questo è un problema per lo sviluppo. Stiamo smarrendo il senso? Ossia il significato e la direzione di un vero sviluppo che abbia le radici e che sappia usare le ali? Le radici non sono nei fattori produttivi, nell’espansione del capitale disponibile per gli investimenti, nelle fabbriche che impiantiamo sul territorio.  Le radici sono negli uomini e nelle loro comunità che abitano un territorio. Sono nella cultura che una società esprime e afferma in relazione alla visione che ha della vita, del futuro. Le radici sono indispensabili al futuro. Manca una vera politica, o meglio una intenzionalità politica forte, nell’affrontare le questioni che riguardano il supporto strutturale dei processi di innovazione e  di crescita economica. Manca uno sguardo competente e intenzionale sulle questioni del welfare, della cultura, dello sviluppo di ciò che Amartya Sen chiama le capacitazioni umane. Se si pensa che lo sviluppo e’ dato esclusivamente dagli indicatori della spesa e del consumo, dalla capacità contributiva dei cittadini e dal numero di automobili che circolano per le strade, ci illudiamo di rinforzare radici economiche su un terreno fragile e instabile. Il nodo vero è nella libertà politica agita, nelle infrastrutture culturali e della libera circolazione delle conoscenze. Se vogliamo, nello sviluppo di una opinione pubblica moderna. Ciò che sembra mancare e’ una democrazia capace di produrre fiducia. Al contrario abbiamo un sistema politico che consuma fiducia.

Produrre fiducia

Il nostro terreno è scarso di capitale sociale civile. Di conseguenza fa da contraltare ad un capitale sociale istituzionale povero e inadeguato. Il capitale sociale civile e’ dato dalla fiducia nelle persone, dalle norme che regolano la convivenza, dalle reti di associazionismo e di impegno civico, dalla qualità delle relazioni sociali, dalla capacità partecipativa. Il capitale sociale istituzionale è dato dalle strutture istituzionali formali: sistema di governo, regole, burocrazia efficiente ed imparziale, istituzioni affidabili, ecc. I due aspetti del capitale sociale (civile e istituzionale) sono unificati dagli effetti economici generati. E’ convinzione non solo mia, ma ormai diffusissima,  che sane e vivaci comunità  e istituzioni pubbliche di alta qualità (burocrazia efficiente, assenza di corruzione, fiducia nelle istituzioni, tutela dei diritti) siano benefiche per la crescita economica. Questo perché aumentano le probabilità di soluzioni cooperative a problemi di azione collettiva, abbassano i costi di transazione e l’incertezza associati con l’attività economica, rafforzano l’efficienza degli scambi, incoraggiano l’investimento in idee, capitale fisico e capitale umano. E’ convinzione, anche questa diffusa, che se manca una qualità del capitale sociale civile e istituzionale, anche i cosiddetti percorsi di sviluppo prendono una direzione distorta e in alcuni casi controproducente. E in Basilicata queste direzioni distorte presentano diversi ingorghi. Possono generare squilibri, disagio sociale, povertà, esclusione, marginalità. E non c’e’ bisogno di spiegare che una comunità ricca di capitale sociale è in grado di esprimere istituzioni pubbliche efficienti e affidabili. Viceversa una comunità povera di capitale sociale rappresenta una scarsa opinione pubblica, una scarsa capacità di critica, una carenza significativa di propensione alla produzione e consumo di conoscenza e, di conseguenza, esprime istituzioni pubbliche inefficienti e inaffidabili.

La retorica della coesione

E’ chiaro, quindi, che la politica deve adottare scelte inequivocabili in questa direzione, se davvero mira allo sviluppo. Risorse e attenzione alle infrastrutture   sociali e culturali. Diffusione della cultura, della capacità di utilizzare gli strumenti del sapere. Diffusione della capacità critica dell’opinione pubblica. Ci sono molti segnali di crescita dei fattori di disuguaglianza sociale dell’accesso alle opportunità. Sono sempre più evidenti comportamenti opportunistici: c’e’ chi ricava vantaggi personali, e socialmente controproducenti, dall’insieme dei beni pubblici. C’e’ chi meglio degli altri riesce ad usare le opportunità, gruppi o singole persone che siano.  Quando le opportunità sono scarse, quando la dotazione di capitale sociale civile e istituzionale è scarso, quando i beni pubblici sono scarsi, allora i fenomeni di impoverimento e di esclusione sociale crescono. E altrettanto crescono quando i beni comuni e le opportunità sono ripartiti su forti basi di iniquità.  In Basilicata questi processi sono ormai evidenti e risiedono più che nella dimensione economica in quella politica. Occorrono comportamenti inequivocabili, sul piano della moralità, da parte dei rappresentanti della politica e delle istituzioni. Comportamenti che devono promuovere fiducia anziché sfiducia e rassegnazione. Chi parla di una società lucana coesa o mente o non sa leggere i fenomeni.