“Senza lavoro non mi sento un uomo”

25 dicembre 2011 | 10:04
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“Senza lavoro non mi sento un uomo”

“Signor presidente, vi mando questo messaggio perché cerco un lavoro. Sono nella graduatoria della cittadinanza solidale (Copes, ndr) ma non so se da gennaio verrò effettivamente inseritoPreferirei morire sul lavoro piuttosto che vivere di elemosina”. Inizia così l’appello di Natale inviato al presidente della Giunta De Filippo. Quella di Giovanni Archetti, 50 anni, di Rionero, è una storia di solitudine, povertà e abbandono. Su cui si è abbattuta anche la scure dei tagli ai Comuni. Nel passaggio da Berlusconi a Monti per lui è cambiato poco. Il giro di vite sugli enti locali gli aveva già tolto quel po’ di ossigeno che gli era rimasto. E dopo l’ultima Borsa lavoro comunale, di 500 euro, scaduta a settembre scorso, Giovanni si sente ripiombato dentro un tunnel in cui non vede la via d’uscita. “Forse se una mattina non mi svegliassi più toglierei un peso alla società”, si sfoga in un momento di sconforto. Poi si scioglie in un pianto. E inizia a raccontarsi.