Elvira Salbitani, l’artista della luna e delle donne

10 dicembre 2011 | 15:28
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Elvira Salbitani, l’artista della luna e delle donne
Elvira Salbitani, l’artista della luna e delle donne
Elvira Salbitani, l’artista della luna e delle donne
Elvira Salbitani, l’artista della luna e delle donne
Elvira Salbitani, l’artista della luna e delle donne
Elvira Salbitani, l’artista della luna e delle donne

Spicchi di luna, sempre presenti, che nascono spontanei, quasi istintivi sulla tela senza neanche una vera e precisa volontà o ragione precostituita. “I volti della luna” è il titolo della personale di Elvira Salbitani esposta, fino all’11 dicembre, al Petit Tabarin, a Potenza

Una mostra che sarà riproposta più ampiamente nella Biblioteca nazionale a gennaio 2012. Un titolo suggestivo che, confessa l’artista potentina, glielo ha suggerito sua figlia, “perché i miei figli – ammette – sono i miei primi critici e consiglieri. E’ così sin da quando sono piccoli, perché penso sempre: se i miei quadri piacciono a loro, possono piacere anche agli altri”.

Luna come fasi di coscienza o evoluzioni di pensieri e di consapevolezza. Ma anche probabilmente luna da intendere come “occhio” che, discreto e silenzioso, non può distogliersi dal mondo, non può non guardare quanto accade quotidianamente. Questo, chissà, il senso delle lune di Elvira Salbitani che le dipinge istintivamente senza “neanche sapere perché”. “Mia figlia me lo ha chiesto spesso, ma io – racconta l’artista – non riesco a rispondere alla domanda: perché dipingo lune. Evidentemente significherà qualcosa: ma per ora non l’ho capito, fino in fondo”. Uno sguardo, al tempo, così “potente” e “impotente” quello della luna, ma che è presumibilmente anche quello dell’artista stessa: rimane affascinato, deluso, turbato per quanto accade sulla terra; non può non vedere; non può rimanerne coinvolto, partecipe del bene e del male.

La rabbia e la quiete. La mano di Elvira Salbitani spazia liberamente, giocando con colori acrilici tra la rabbia e la quiete, tra pennellate rapide e atmosfere festose. Un sottile e poetico equilibrio, tra serietà e gioco, tra tragico e surreale ilarità, che trova il suo apice in “it’s five o’clok”: la rappresentazione dell’esplosione nucleare trans-formata attraverso le parole dei Beatles per un momento di dolore universale che non nega la speranza. Nei dipinti esposti c’è spazio per figure dai contorni fantastici immersi nell’incanto di un bosco; finestre di un paesino lucano in una sera d’estate; ma c’è spazio anche per la crisi sociale nei suoi molteplici aspetti attraverso lo sguardo di donne: creature “particolari”. Per l’artista “i loro sogni sono fatti di materia viva”.

E’ la donna, come la luna, l’occhio privilegiato: per Elvira Salbitani, sempre in bilico tra rammarico ed entusiasmo. Lo sguardo sofferente della madre di fronte alle fabbriche che chiudono e alla mancanza di lavoro per i figli, non nega la positività sempre insita dell’incognita del futuro; quello di una collega prossima al pensionamento di fronte alla consapevolezza dell’età che avanza non nega il fascino dell’incertezza e di nuove possibili prospettive; quello di una donna irachena di fronte alla dolorosa evoluzione del suo paese – omaggio dell’artista ai dopo-guerra di tutti i tempi – non nega l’euforia per la libertà e i diritti conquistati.

Sulla scena dell’arte da più di quarant’anni. Elvira Salbitani è grande “osservatrice” del mondo che pare, però, guardi sempre attraverso una lente bi-focale: anche quando guarda la sua terra e indaga il sentimento che prova per la sua città. Vorrebbe fuggire ma non può, né vuole: una fuga-negata che si ritrova nel treno che corre via in un’atmosfera fantastica e nella convinzione che “chi sa lottare e può farlo deve vivere nel proprio territorio, altrimenti morirà sempre di più”. Nella tavolozza di colori con cui dà forma all’amore per la sua terra – da cui Elvira non ha mia voluto distaccarsi, se non per la parentesi degli studi – c’è ampio spazio per le sfumature della “rabbia, amarezza e rancore” per quella città, Potenza, “rimasta povera e provinciale come trent’anni fa; oggi comandata dalla prepotenza delle caste; abitata da gente dignitosa ed onesta, ma che rimane città d’elite; a poco serve far sfoggio dalla nuova pavimentazione o dalla bella illuminazione, se cova dentro un’incredibile povertà interiore”.

L’amore critico per la sua Potenza. Un giudizio duro, eppure non senza amore, quello di Elvira Salbitani, oggi insegnate di storia dell’arte al Liceo scientifico Pasolini di Potenza e che ha iniziato la sua vita artistica da molto lontano. Dalle prime impronte paterne, dagli insegnamenti di Ninì Rinaldi e Raffele Sanza, dalla formazione all’Accademia di Belle Arti di Roma, prima, di Napoli, poi: è il tempo dell’approfondimento delle tecniche pittoriche del disegno e dell’incisione, dell’acquerello e della tempera, dell’olio e dell’acrilico. Mentre è nella fondazione del gruppo di artisti “scultori, pittori, incisori, musicisti” Co.s.p.i.m. l’esperienza che segna il tempo dell’impegno civile, delle battaglie per l’arte, contro le banalità della “passeggiata potentina”, dell’attivismo culturale in difesa della sua terra.