“Le meraviglie negate” di Lamberta alla galleria “In Arte Multiversi”

24 novembre 2011 | 17:00
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“Le meraviglie negate” di Lamberta alla galleria “In Arte Multiversi”
“Le meraviglie negate” di Lamberta alla galleria “In Arte Multiversi”
“Le meraviglie negate” di Lamberta alla galleria “In Arte Multiversi”
“Le meraviglie negate” di Lamberta alla galleria “In Arte Multiversi”
“Le meraviglie negate” di Lamberta alla galleria “In Arte Multiversi”
“Le meraviglie negate” di Lamberta alla galleria “In Arte Multiversi”

Figure sospese. Hanno un che di onirico e di surrealista le figure quasi-sospese di Rosa Lamberta. In atmosfere accese, profonde o quasi-vuote l’artista ama sovrapporre diverse stratificazioni di colore o di realtà, come se fossero differenti piani di coscienza, per calarci in mezzo figure di bambini proiettati sul futuro, ma anche teste scultoree o statuette bronzee proiettate verso il passato. Sono le sue “meraviglie negate”: proprio di qui il titolo della personale, in esposizione fino alla fine di novembre nella galleria di “In Arte Multiversi”, nel centro storico di Potenza. Pittrice originaria di Sant’Arcangelo di sé Lamberta racconta: “a sei anni ho preso coscienza dell’arte; a nove ho deciso di fare la pittrice; a undici anni la visione di Guernica mi ha profondamente turbata. A trent’anni ho aperto il mio atelier”. Un legame con l’arte, dunque, da sempre molto forte, quasi inscindibile e che diventa mentale, psicologico al punto che l’artista cala se stessa su un cavallo, “Libero pensiero”.

Avanti e indietro nel tempo. Una collettiva che presenta la parte più rappresentativa di due cicli della ricerca artistica di Rosa Lamberta. Corre avanti e indietro nel tempo l’occhio dell’artista che indaga superfici, forme e colori appassionati su tele di grandi dimensioni. Una decina di pezzi, acrilici spatolati mescolati con olio e grafite. Il colore, forte e brillante, primeggia sulla tela con prepotenza. “Il punto di partenza per me – afferma l’artista lucana – è sempre il colore per esprimere l’emozione. Il soggetto da dipingere arriva solo in un secondo momento, come un atto affidato alla ragione”. E se, dunque, l’emozione iniziale del colore presto cede il passo alla ragione che può consentire di ritrarre il soggetto, così pure, dopo al senso di sbandamento iniziale di fronte a quelle “meraviglie negate”, sopraggiunge la riflessione, unitamente alla disincantata conclusione, che “seppur meraviglie negate, sono pur sempre meraviglie”.

Infanzia protagonista. Il ciclo dedicato all’infanzia, protagonista principale della mostra di Potenza, è un omaggio o forse un “in bocca al lupo” rivolto prioritariamente alle giovani generazioni: quel complesso e fragile universo che è il destinatario prescelto delle sue riflessioni, di respiro universale. Ci spetta cedere in consegna un mondo grigio, prigioniero dell’immondizia, dei fumi delle industrie: davanti a queste prospettive i bambini restano immobili, catturati dalla realtà, non senza l’amarezza di una fin troppo misera eredità ricevuta. E’ questo il mondo fatto di fardelli, di assenze e di meraviglie negate che l’artista indaga, non senza cedere al sogno di poter fuggire in realtà parallele o fantastiche, racconti fiabeschi come testimoniano il drago potente e immaginifico di “Fammi volare” o i nani di Biancaneve.

Uno sguardo all’archeologia. Si compone di alcune produzioni più recenti il ciclo ispirato all’archeologia lucana: lo sguardo indagatore dell’artista questa volta si proietta in dietro, nel passato, e corre attraverso la storia: l’iconografia di elementi scultorei è riprodotta fedelmente, domina con potenza il centro della tela e sovrasta la stratificazione dei colori. Vuole essere un omaggio alla Basilicata arcaica, parte essenziale di quella narrazione importante che fu della Magna Grecia in poi, attraverso i suoi elementi archeologici identitari: il Basileus a cavallo, la testa di Febo-Apollo. Come in un collage si assemblano i reperti di uno scavo di una necropoli, vasi e statuette come sedimentati nel ricordo e nelle emozioni dell’artista. Una scelta che ritrova il suo personale perché, probabilmente, proprio, in quella lontananza patita dalla sua terra natale. L’artista, infatti, ha trascorso i primi vent’anni della sua vita in Germania, per poi far ritorno alle sue radici e ricongiungersi, finalmente, ad essa nell’intenzione di non distaccarsene più.