Inquinamento del fiume Basento. La Mythen come Ponzio Pilato. Siamo allo scaricabarile?

27 novembre 2011 | 12:05
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Inquinamento del fiume Basento. La Mythen come Ponzio Pilato. Siamo allo scaricabarile?

La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) e l’associazione Ambiente e Legalità – dopo aver divulgato la notizia sull’ordinanza del sindaco di Ferrandina, D’Amelio, che vieta l’uso dell’acqua del fiume Basento e dei pozzi a valle dell’impianto Mythen spa – si chiedono a chi ha dato fastidio che venissero pubblicati, in verità non da tutti i media, i contenuti della suddetta ordinanza che sta provocando il solito scaricabarile delle responsabilità? Le nostre associazioni ricordano, infatti, che non si scopre affatto l’acqua calda – così come qualcuno ha scritto – nel sollevare il coperchio di un nuovo pentolone in ebollizione; quello di un tubo che scarica veleni da sei anni e che costituisce la patata bollente tra assessori, enti di controllo e società, se è vero – come è vero – che i responsabili della Mythen sulla stampa locale odierna addirittura negano che siano loro a provocare l’inquinamento.

E’ solo grazie all’ordinanza del sindaco d’Amelio, obbligato per legge, che si è appreso che in data 18 novembre 2011, acquisita al Prot.Com. n.19223 del 22 novembre corrente anno il comune di Ferrandina ha appreso l’esito delle analisi chimico-fisiche, eseguite da Arpab, su alcuni campioni di acqua prelevati nel fiume Basento a monte e a valle della Mythen spa, nonché allo scarico industriale della medesima azienda. Le sopraccitate analisi hanno permesso di accertare – è scritto nell’ordinanza D’Amelio – che gli agenti chimici che hanno determinato l’inquinamento riscontrato nel fiume Basento sono gli stessi contenuti nello scarico dello stabilimento Mythen spa, operante nel settore chimico, che ricordiamo essere classificato dal Ministero dell’Ambiente tra le aziende a rischio incidente rilevante.

Sempre dall’ordinanza D’Amelio abbiamo appreso che è stato possibile risalire all’inquinamento, che ha provocato il disastro ambientale dei mesi scorsi, con la morte biologica del fiume. Ed ancora, sempre nella stessa ordinanza vengono citate sia la determinazione n° 2916 del 23 novembre 2001 (Registro n°246 del 23 novembre 2011 prot. n° 42714 dell’Ufficio Ambiente e Territorio della Provincia di Matera) avente ad oggetto: “Autorizzazione allo scarico di acque reflue industriali provenienti dall’impianto di depurazione della Società Mythen SpA località Zona Industriale – Ferrandina”, sia la Determina n. 401 del 16 febbraio 2009 che diffidava l’azienda a sospendere lo scarico.

Forse questi atti avrebbero dovuto restare “secretati” così come è stato fatto in altre occasioni? Lo chiediamo a quanti, prendendo le difese d’ufficio dell’operato di chi avrebbe dovuto controllare e non l’ha fatto o delle stessa società ribadisce oggi che si sia trattato di “eventi incidentali”, omettendo di ricordare che gli stessi si verificano almeno da 6 lunghi anni. E non si venga oggi a raccontare che i pesci del Basento – così come fa oggi sulla stampa locale il responsabile della Mythen – muoiono per “mancanza di acqua o di ossigeno”.

Qualcuno tenterà di confondere le fonti di inquinamento che ben sappiano essere due accertate: la Mythen e l’altra più a valle, nel territorio di Ferrandina ma di competenza dell’area industriale di Pisticci. Pertanto le responsabilità sono distinte e che nessuno provi nel gioco dello “scarica inquinamento” a guadagnarsi l’immunità e deviare la verità. Sappiamo che la Magistratura opera affinché le leggi vengano rispettate, indipendentemente dalla tenuta dei posti di lavoro che rientra in ambiti di altrui competenza. Forse è opportuno ribadire che la politica deve assumersi l’onere di non contrapporre la tutela dell’ambiente alla tutela dei posti di lavoro.

La Ola e Ambiente e Legalità chiedono che il direttore Arpab, Raffaele Vita, disponga con urgenza la pubblicazione di tutti i dati sugli “agenti chimici responsabili dell’inquinamento del fiume Basento” di cui la Ola e associazione Ambiente e Legalità ne hanno già chiesto copia all’Amministrazione Provinciale di Matera sollecitando in proposito l’intervento degli organi della Magistratura.