In viaggio nella prossima alluvione

9 novembre 2011 | 23:25
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In viaggio nella prossima alluvione

Con l’Alluvione Tour il Comitato per la Difesa delle TerreJoniche ha coinvolto le maggiori testate giornalistiche nazionali e regionali e quattro studenti dell’Istituto Agrario di Marconia di Pisticci.

Il giro ha toccato cinque tappe fondamentali lungo le sponde del fiume Bradano, tra i territori del Ginosino e del Metapontino, e ha evidenziato quelle che sono le maggiori criticità del territorio, fortemente indebolito dai fatti calamitosi di marzo. Territori che se non preventivamente messi in sicurezza saranno sicuramente a rischio in caso di altre alluvioni. Non solo, ma ha evidenziato come è l’uomo stesso, con i suoi cattivi comportamenti, l’artefice della sua distruzione.

Il viaggio si è svolto a bordo di un pullmino messo a disposizione del comitato partito dall’area di servizio San Marco in zona Serramarina, a Bernalda e ci ha riportati sui luoghi che oramai da ben otto mesi conosciamo fin troppo bene e il cui degrado e lo stato di abbandono è disarmante. A 8 mesi di distanza l’ordinanza che sbloccherebbe i fondi stanziati per la messa in sicurezza del territorio giace ancora in un cassetto e non è stata emanata. Abbiamo visto dighe artificiali in prossimità di strade e ferrovie, letti dei fiumi troppo sporchi, uso dell’acqua della diga per fini di lucro, imprese che cementificano dove non dovrebbero.

Lungo il percorso sono stati affrontati, quindi, diversi problemi legati a una cattiva gestione dei fiumi. Un punto nodale è costituito appunto, dal sistema dighe sottoposte a duri protocolli. L’attenzione è stata rivolta in particolar modo alla diga di San Giuliano che è solo l’ultima di un sistema di cinque dighe realizzate lungo tutto il percorso del fiume, la cui estensione è di 1000 ettari e consente un accumulo di ben 107 milioni di mc d’acqua.

Nella notte tra il 28 febbraio scorso e il 02 marzo la diga, infatti, ha rilasciato 600 mc di acqua al secondo a causa dell’apertura di 3 delle 5 parataoie di cui essa è costituita (ogni paratoia ha, infatti, un gettito di 200 mc al secondo). L’esempio ha evidenziato che in periodi di piena oltre alla portata dei fiumi è necessario pensare anche a questi ‘serbatoi’ che se colmi fino al limite possono rilasciare acqua, in modo improvviso e automatico la cui portata e velocità, va ad aggiungersi a quella che naturalmente viene prodotta dai fiumi. E’ stata evidenziata per questo la necessità di ripensare a un metodo e scegliere fra le diverse possibilità quella più idonea da seguire: se continuare a privilegiare la strada di un tornaconto economico tenendo le dighe sempre piene fino all’orlo, vendendo quanta più acqua possibile alle regioni vicine, alle aziende agricole, etc., oppure effettuare delle scelte che tengano conto in primo luogo della tutela e della salvaguardia dei cittadini (es. mantenere le dighe non necessariamente stracolme).

Altro tema che il portavoce del Comitato, Gianni Fabbris, ha affrontato, è stato quello degli argini. La visita lungo il Bradano e le condizioni in cui attualmente si trovano, colmi di plastiche e rifiuti di ogni genere, ha permesso a noi cronisti di prendere consapevolezza della necessità urgente di manutenzione poiché, allo stato attuale i rifiuti che lo ingombrano rappresentano dei veri e propri tappi naturali che ostruiscono il libero defluire delle acque. Altra problematica emersa è la necessità di consolidare gli argini, poiché, dopo l’alluvione di Marzo, si è proceduto solo a un veloce, arbitrario e frammentario rattoppo da parte dell’agricoltore di turno che cerca di difendere come può il suo terreno o la sua casa. La visita ci ha condotti sull’unico argine che ha retto l’abitato di Metaponto e che se si dovesse rompere, come è accaduto in passato, porterebbe a gravi e irrimediabili danni.

Un’attenzione particolare è stata rivolta alla costruzione di infrastrutture spesso in luoghi e con modalità non consone come ha dimostrato una esercitazione su campo realizzata con l’ausilio di una stadia da un membro del comitato stesso.

Ad accompagnare il nostro tour le voci degli alluvionati come quella di Caterina Russi, che ha parlato di quella notte drammatica rivivendo con noi quegli interminabili istanti. Abbiamo concluso il nostro viaggio al presidio che gli alluvionati pugliesi e lucani stanno mantenendo dal 31 ottobre scorso, presso le Tavole Palatine, a Metaponto.

“Non esiste, ad oggi, – ha concluso Gianni Fabbris – un sistema che comunichi per tempo ai cittadini come agire e quali pratiche usare in caso di allerta meteo”. “Si rischia, se non si provvede immediatamente – continua il portavoce – di dividersi fra inutili allarmismi, come è avvenuto l’altra notte a Marina di Ginosa con l’allarme della Prefettura, e perdite di tempo prezioso come è avvenuto a marzo scorso quando solo grazie al passaparola, i cittadini si sono salvati”. “E’ necessario inoltre che siano resi pubblici i piani che ogni comune ha realizzato e che diventino operativi in modo che se una zona è ritenuta pericolosa non siano concessi appalti per la costruzione di abitazioni. Ci si augura che le giovani generazioni si addossino un grande compito ossia, ha continuato Fabbris indicando i ragazzi delle scuole, di pensare a una gestione consapevole e responsabile del proprio territorio per poterlo difendere dai rischi di una cattiva gestione”.