Dall’arte metropolitana al degrado

1 novembre 2011 | 12:21
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Dall’arte metropolitana al degrado
Dall’arte metropolitana al degrado
Dall’arte metropolitana al degrado
Dall’arte metropolitana al degrado

Era stata pensata con l’intento di valorizzare, attraverso l’arte contemporanea, la parte superiore del Ponte Musmeci: capolavoro ingegneristico-architettonico progettato alla fine degli anni ’60, all’ingresso della città di Potenza

Ma dal 2009 ad oggi, resta ben poco del doppio arcobaleno di 710 bandiere dell’artista di fama internazionale, Daniel Buren:  restano le “aste” tubolari, di un metro e poco più d’altezza l’una, saldate direttamente al guard rail, da un lato e dall’altro del ponte, funzionali a tenere issate le colorate e leggere bandierine dell’installazione.

L’opera. L’operazione d’arte,  “D’une rive à l’autre, l’écharpe d’Iris”, fu commissionata dalla Regione Basilicata all’artista francese. Il contratto, che allora fu stipulato, riporta il 26 maggio 2009 come data di inizio e il 31 ottobre 2009 come data di conclusione. Nel ricondurre il diritto di proprietà dell’opera all’artista stesso, garantiva contestualmente alla Regione il diritto di “utilizzo e diffusione di ogni immagine a fini promozionali”; indicava in 15mila euro il compenso per l’artista; contemplava 29mila euro per i costi necessari alla realizzazione materiale dell’installazione.

400mila euro per l’Arte in transito. Mentre è costato 400mila euro l’intero progetto “Arte in transito. Paesaggio urbano e arte contemporanea”, ideato e curato dall’Associazione Basilicata 1799, con la compartecipazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Basilicata e Incontri Internazionali d’Arte Roma. L’operazione, corredata da una serie di incontri culturali e workshop, si è caratterizzata per la realizzazione di quattro installazioni di Public Art affidate ad autorevoli esponenti del mondo dell’arte contemporanea, chiamati ad esprimersi sul concetto di “movimento”, “passaggio”, “flusso verso, nella e dalla città” in contesti urbani inediti e di gran pregio.

Oltre al Ponte Musmeci che alleggerì la sua eccezionale struttura portante in cemento armato con l’arcobaleno di bandierine di Buren, il progetto Arte in transito riguardò anche la Scalinata del Popolo in Piazza XVIII Agosto che accolse la videoinstallazione di Studio Azzurro; l’ex Biblioteca Provinciale che ebbe un sussulto di nuova vita con l’intervento fluorescente “a rete” di Bianco-Valente; il Parco Baden Powell impreziosito del Labirinto di Michele Iodice. Tutti luoghi di transito quotidiano caratterizzati eccezionalmente dall’estro creativo in grado di sorprendere, stupire, valorizzare.

Arte che declina in degrado. E se l’istallazione di Bianco-Valente, ormai “spenta”, resta a presidio di un edificio storico oggi in fase di ristrutturazione, l’Arcobaleno di Buren è come rimasto intrappolato tra il suo stesso compimento e termine in una biasimevole traccia di sé: una scia di “asticelle” bianche rimaste, fisse ed immobili, ad attendere l’eventualità di una riedizione, seppur mai formalizzata. Una bizzarra presenza divenuta degrado col passare del tempo. E’ realistico fare gli scongiuri perché quelle aste non cadano addosso a chi, a piedi o in auto, passa al di sotto del ponte.

Nessuno si vuole accollare l’onere per rimuovere le aste. Dell’opportunità di rimuovere le “aste” bianche di ferro che corrono sul ponte Musmeci, il Comune di Potenza dice di avere “le mani legate”. Sull’area del ponte è, infatti, competente l’Asi che, all’epoca dei fatti, concesse l’autorizzazione alla realizzazione dell’installazione e, ad oggi, non avrebbe “ufficialmente” comunicato la necessità di rimuoverne quel che resta.  La Regione Basilicata, fino a ottobre 2009, era titolare del dritto di sfruttamento dell’immagine dell’opera che era, e resterebbe, di proprietà di Buren, il quale avrebbe persino espresso la disponibilità a concedere la liberatoria ad un suo eventuale riutilizzo gratuito. Dal canto suo, infine, il professor Giuseppe Biscaglia dell’Associazione Basilicata 1799, che insieme al presidente Francesco Scaringi ha curato il progetto, ammette “la nostra speranza era di poter riproporre l’operazione di Buren, almeno per un altro anno. Le asticelle sono rimaste là, proprio per questo.

Dall’arte alla querelle.  La questione di quel che resta dell’opera di Buren ruota, dunque, attorno a molteplici soggetti coinvolti e a due opzioni possibili: o disinstallare quel che resta delle 710 asticelle che corrono da una sponda all’altra del ponte; o definire e chiarire una riedizione dell’installazione di Buren che, però sembra lontana dal realizzarsi. E dunque dall’arte si passa alla querelle tra chi sarebbe tenuto a rimuovere quelle asticelle e dunque a sobbarcarsi i relativi costi di rimozione. Una seconda opzione ci sarebbe e cioè riproporre l’installazione, ma anche in questo caso servirebbero “appena” si fa per dire 7-8 mila euro,  necessari a far ristampare le bandierine, al costo di 6-7 euro l’una, dal momento che quelle già utilizzate nel 2009, sono rovinate.

E se a pagare fossero i cittadini? E di fronte all’eventualità che nessuno, tra gli Enti interessati, fosse disposto a finanziare una seconda edizione dell’operazione, pare sorprendente la soluzione di Biscaglia: “si potrebbe pensare – ha spiegato – di chiedere ai cittadini di Potenza di contribuire, con appena 6-7 euro ciascuno, alla ristampa di una bandierina a testa, sentendosi così un po’ tutti proprietari dell’opera”.

A questo punto, sarebbe stato bello chiedere all’ingegnere romano, Sergio Musmeci, come la penserebbe. Se possa servire un’installazione altrui a valorizzare il “suo” ponte o se non sia meglio concentrare ogni sforzo in un’operazione di complessiva riqualificazione dell’area che renda percorribile la parte inferiore del ponte che, già nelle intenzioni di chi l’ha progettata, doveva essere un attraversamento pedonale interno all’imponente struttura, ben al di là della sua funzione specifica di collegamento viario.