Arbea, storia di una vergogna

12 novembre 2011 | 19:48
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Arbea, storia di una vergogna
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Arbea, storia di una vergogna
Arbea, storia di una vergogna
Arbea, storia di una vergogna

Questa è una storia di ordinaria follia della classe politica che governa la Basilicata da ormai troppi anni. E’ la storia di errori magari involontari, ma proprio per questo è storia di incapacità. E’ narrazione di clientele e di relazioni politiche inquinate da interessi personali. E’ l’ennesima vicenda di raccomandazioni e di spreco di denaro pubblico. L’ennesima rappresentazione di un sistema di potere che mette le mani dappertutto provocando danni enormi e vergognosi all’economia e alla società della Basilicata. Abbiamo scoperto, leggendo la sentenza del Tar 509/2011, che la SIN faceva controlli per conto dell’Agenzia. Ha avuto una consulenza di 900mila euro.

Che cos’è l’Arbea

L’Arbea (Agenzia Regionale per le Erogazioni in Agricoltura) è istituita con legge regionale nel 2001. Le principali funzioni attribuite all’Agenzia sono l’Autorizzazione, l’Esecuzione e la Contabilizzazione dei pagamenti degli aiuti derivanti dalla politica agricola della Comunità Europea. In sostanza l’ente, attraverso un lavoro istruttorio, di verifica e di controllo della domande, autorizza i pagamenti alle aziende agricole e agli agricoltori beneficiari dei fondi agricoli comunitari. Oltre ai procedimenti di erogazione degli aiuti e contributi derivanti dalla politica agricola comune, all’Arbea può essere affidata la gestione di ogni altro aiuto in materia di agricoltura e sviluppo rurale dalla Regione Basilicata, dalle Province, dalle Comunità Montane, dai Comuni, dai Parchi e dagli altri enti pubblici operanti sul territorio regionale.

L’Agenzia ha la sede principale a Potenza, e uffici territoriali a Matera e Tramutola (PZ), anche se sono attive numerose convenzioni con i CAA (Centri autorizzati assistenza agricola) dislocati sul territorio. La stessa ha svolto il suo ruolo di Organismo pagatore fino al 12 maggio 2010 quando il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, su sollecitazione dell’Unione Europea che ne aveva più volte lamentate le numerose inadempienze, emetteva il Decreto Ministeriale con cui ad Arbea veniva revocato tale ruolo, che veniva assunto da Agea (Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura).

La Basilicata è tra le poche regioni italiane ad aver istituito un ente apposito per svolgere le funzioni di organismo pagatore. Altre Regioni, come la Puglia, hanno evitato di mettere in piedi un nuovo carrozzone gestendo tutta la partita dei fondi europei in agricoltura con efficienza e serietà. L’Arbea viene istituita nel 2001, ma diventa operativa come organismo pagatore soltanto nel 2005. Quattro anni di poltrone e stupendi pagati non si sa per cosa.

Partiamo dalla fine, si fa per dire

All’Arbea, con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del 12 maggio 2010 sono state revocate le funzioni di organismo pagatore.

Con la nota “Ares 807683” del 12.11.2010, la Direzione Generale Agricoltura della Commissione Europea ha irrogata una sanzione di euro 86 milioni allo Stato italiano per le inadempienze dell’Arbea negli esercizi finanziari 2007, 2008, 2009. La Regione aveva tentato una conciliazione, ma il 27/05/2011 la Direzione Generale Agricoltura, tramite il suo Organo di conciliazione, ha deciso che per il caso 11/IT/471 ‘Accreditamento Arbea’ non sia possibile addivenire ad alcuna transazione. Il provvedimento sanzionatorio definitivo è dunque del maggio 2011, ma la notizia è emersa soltanto poche settimane fa. La Giunta regionale ha taciuto per mesi la circostanza della multa ed ha continuato a difendere l’esistenza dell’inutile carrozzone. Oggi è cambiato il direttore, ma non siamo certi che sia cambiata la musica.

L’inchiesta

Noi vi proponiamo una ricostruzione dell’intera vicenda, perché non si perda memoria dei fatti e perché chi ancora non sa possa finalmente sapere. Ma aggiungiamo fatti cose e persone di cui nessuno vi ha mai raccontato. Anche in questo caso, come per altri Enti regionali, siamo di fronte ad una gestione spudorata del denaro pubblico, a fenomeni estremi di clientelismo, a coperture politiche di interessi particolari, ad azioni scellerate nel mercato nero del consenso.

Novecentomila euro di consulenza

Che qualcosa non andava, era nell’aria da anni. Continui richiami della Commissione Europea. Gli organismi contabili nominati dalla Commissione in più occasioni non certificano i conti dell’Arbea. Una situazione da mettersi le mani nei capelli. Rendicontazioni incomplete, conti in disordine, migliaia di pratiche inevase. Assunzioni improprie, consulenze sospette. Interviene il Ministero dell’Agricoltura imponendo un piano di interventi correttivi il 17 marzo 2008. Il Ministero dice in sostanza: “mettete a punto le correzioni necessarie a tutti gli errori che avete commesso.” Ma i dirigenti e i funzionari Arbea, magari non sanno come e dove mettere le mani in quella confusione che essi stessi hanno prodotto. Non adempiono alla richiesta del Ministero. Ma un anno dopo, si rendono conto che una soluzione bisogna trovarla. E la trovano: affidano direttamente ad una società esterna, la SIN s.r.l. per un importo 900 mila euro, la patata bollente. Si spera che questa Società metta una pezza alla situazione. Però. Salta in mente un altro dubbio. Dalla sentenza del Tar Basilicata 509/2011, e cioè del mese scorso, scopriamo che la SIN eseguiva controlli per ARBEA, almeno a far data dal 28.06.2008. Strano vero?

Tecnici d’oro e lavoratori interinali

Dunque la Regione Basilicata, e per essa l’Arbea, hanno regalato alla SIN S.r.l., circa un milione di euro. Ma come sono stati utilizzati questi soldi? C’è un contratto che sulla carta impegna la SIN S.r.l. per tre mesi nei tre uffici Arbea di Potenza, Matera e Tramutola. Sembrerebbe però che tecnici della SIN abbiano lavorato negli uffici dell’Arbea ad istruire pratiche ordinarie fino a tutto il 2010.  Ma non dovevano mettere una pezza alla situazione? Non dovevano attuare il piano di interventi correttivi chiesto dal Ministero? Ma chi sono questi espertissimi tecnici che costano 900 mila euro in 3 mesi? Gente preparata, i “tecnici” assunti dalla SIN S.r.l.: molti già lavoratori interinali in Arbea tramite la nota società Tempor S.p.A., molti in ottima posizione nella graduatoria provvisoria del concorso per 15 tecnici categoria C, bandito dalla stessa Agenzia. Quel che si chiamerebbe “una soluzione di continuità”. Tutto questo accade fra una protesta spontanea degli agricoltori che non venivano pagati, o venivano pagati con ritardi di anni, ed una manifestazione delle Organizzazioni Professionali Agricole, che in un’occasione hanno persino occupato la sede di Via della Chimica 103 a Potenza: a parte questo, poco altro, se non un sostanziale silenzio, dai “patronati agricoli”. Aggiungiamo che la SIN è una società partecipata al 51% dall’Agea.

L’uomo chiave e la vicenda giudiziaria

Gabriele Di Mauro ex direttore dell’Arbea ed altri dipendenti sono imputati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione ed alla truffa in danno alla Comunità Europea. Tutti recentemente rinviati a giudizio, prima udienza il 30 novembre prossimo. Sempre l’ex Direttore Di Mauro riceve, sul finire del 2009, una condanna dalla locale Procura della Corte dei Conti per l’affidamento diretto di consulenze esterne, accompagnato da sottoutilizzo del personale dipendente. Vicende non avulse, ma al contrario legate strettamente alle funzioni di Arbea, la quale è sottoposta a continui sequestri di pratiche da parte di vari organi di Polizia Giudiziaria. Questi sequestri per molto tempo hanno costituito l’alibi dei funzionari dell’Agenzia. Se gli agricoltori non vengono pagati è colpa dei sequestri. Invece era colpa delle loro inadempienze, inefficienze, incapacità, della loro gestione privatistica del potere. L’organismo di valutazione della Commissione Europea, come vedremo, sulla capacità dei funzionari Arbea, emetterà un giudizio impietoso.  In tutto questo, mentre a Bruxelles si preparava la condanna, a Potenza si trasferivano tre dirigenti da Arbea per spostarli alla presidenza della Giunta. Mentre la U.E valutava inadeguato il lavoro di Arbea, in Basilicata si procedeva a premiare anche economicamente i funzionari imputati di incapacità. La solita logica del Potere lucano: per fare carriera devi essere un “cretino”, o magari un furbacchione asservito alle manovre di certi politici.

La sede a Tramutola

È assai curiosa anche la storia della sede Arbea a Tramutola, “casualmente” lo stesso paese d’adozione del foggiano Gabriele Di Mauro. Prima ospitata in locali della Regione in quella che, a suon di miliardi di vecchie lire, doveva essere la “Centrale del Latte”.  Poi spostata a Villa d’Agri, in locali di proprietà di un’importante famiglia tramutolese sede per ora soppressa. Vi è un Decreto dell’Agenzia che afferma che la sede sarà ricostituita negli uffici dell’Alsia a Bosco Galdo in Marsicovetere. Una cosa è certa: questo è l’ufficio dove sono state sequestrate le pratiche dell’”inchiesta Woodcock” sul biologico, quella che ha già portato alla condanna di due degli imputati ed al rinvio a giudizio, udienza il 30 novembre prossimo, di altri 54 imputati.

Si è fatto di tutto per salvare l’Agenzia e per salvare il sedere di qualcuno

Si è tentato di tutto per salvare l’Arbea, l’Agenzia della Regione Basilicata per le Erogazioni in Agricoltura: dal personale in comando da altri satelliti della galassia regionale, alla delega dei “controlli in campo” prima alla Regione Basilicata e poi all’Agea (Agenzia nazionale per le erogazioni in Agricoltura) che svolgeva anche la maggior parte dell’istruttoria pratiche, all’”iniezione” di personale derivante dalla riallocazione dei dipendenti del soppresso Consorzio Agrario Regionale, all’istituzione di un Ufficio “Gestione Interventi PSR” presso il Dipartimento Agricoltura della Basilicata, col solo ed unico scopo di “sorreggere” le precarie funzioni dell’ex Organismo Pagatore lucano, riconosciuto faticosamente come tale nel 2005, dopo ben quattro anni dall’istituzione.

Tutto inutile, siamo la vergogna dell’Europa

Dopo innumerevoli interventi politici (nel box in calce un riassunto di quelli che è stato possibile appurare), ed ingenti risorse umane, strumentali e finanziarie (l’Arbea costa ancora oltre quattro milioni di euro all’anno per il solo “funzionamento”), su sollecitazione dell’Unione Europea, con Decreto del Ministero datato 12 maggio 2010, vengono revocate ad Arbea le funzioni di Organismo Pagatore. Un caso unico, in tutta Europa ed in tutti i 15 anni di storia continentale di queste Agenzie, nate col Regolamento CEE 1663/95, poi sostituito dal Regolamento CE 885/2006.

Grazie all’intercessione (ancora una volta!) di Agea e Regione Basilicata, le funzioni di Arbea continuano fino al 15 ottobre 2010, per poi passare, giusta la normativa in materia, alla stessa Agenzia Nazionale. Qualcuno afferma che le funzioni ritornavano dove erano sempre state (All’Agea)

Eppure, sembrava che dovesse finire lì. Le tanto temute multe per le inadempienze ripetute negli anni , mai arrivate, avevano finito col creare la convinzione dell’impunità. Sembrava di “essersela cavata” anche stavolta. Sembrava di poter ricominciare, con l’aiuto delle solite convenzioni con Agea, a ricostruire quello che una volta era un Organismo Pagatore.

Niente salvataggio

E invece, sul finire del 2010, le multe arrivano: due, salatissime, per un totale di quasi 90 milioni di euro. La prima si sostanzia in un documento, prontamente diffuso via Web dal locale Gruppo di opposizione PDL, minaccioso sin dal nome: “ares807683”. Digitando questo codice alfanumerico, il documento lo si può trovare mediante qualsiasi motore di ricerca. Inviato in lingua inglese dalla stessa Commissione Europea alle autorità italiane, reca i risultati di una “conformity clearance”, di una “verifica di conformità” svolta dalla UE in contraddittorio con gli esponenti dello Stato italiano.

Un vero e proprio procedimento accusatorio, un dibattimento fra le parti, dal quale l’intero Stato italiano, per le inadempienze di Arbea, esce con le ossa rotte : 86 milioni di euro di multa, quasi 170 miliardi delle vecchie lire, che sono relativi alle “non conformità” per gli anni 2007, 2008 e 2009.

È da chiarire che, con questa multa, la mancata certificazione dei conti di ARBEA, i mancati pagamenti agli agricoltori che si protraggono dal 2006, non c’entrano proprio nulla. La sanzione arriva in base ad un complesso sistema di valutazione, svolto dalla stessa Commissione Europea anche sulla base dei resoconti annuali presentati dagli organismi di certificazione Price Waterhouse Coopers e Mazars & Guérard. Quale sistema di valutazione? Vediamo.

Gli “incapaci” che percepivano generose indennità

L’ARBEA viene esaminata in base ad una serie di criteri stabiliti in un documento allegato al citato Regolamento CE 885/2006: risorse umane, attività di controllo interno, struttura organizzativa, funzioni delegate, sistemi informativi, e così via. Viene scandagliato ogni Ufficio dell’Agenzia. Vengono verificati uno ad uno, tutti i “responsabili” che percepivano generose indennità mensili.

Quegli stessi responsabili che, nominati dal Di Mauro con una procedura la cui legittimità è stata poi sconfessata dal successore, Andrea Freschi,  sono state riconfermati, con un repentino cambio di rotta, dallo stesso Andrea Freschi, con una “procedura per l’attribuzione di n. 7 Incarichi di Posizioni Organizzative dell’Agenzia”, avviata con Decreto del Direttore dell’ARBEA n. 61 del 13 aprile, pubblicata sul sito www.Arbea.basilicata.ite conclusa il 2 maggio. Perché tanta fretta nell’attribuzione di questi incarichi? Perché riconfermare subito al loro posto gli stessi responsabili del disastro?

L’ex direttore Gabriele Di Mauro certificava annualmente l’operato di questa gente, firmando di proprio pugno una “dichiarazione di affidabilità”. Mentre la Commissione Europa, per ognuno dei criteri stabiliti dal regolamento 885/2006, valutava ogni ufficio con l’indicatore più basso in assoluto “1”, vale a dire “del tutto inadeguato” per tutti e tre gli anni 2007, 2008, 2009.

E così arriva la multa, anzi due

Sulla base della normativa europea in materia, la UE decideva di non procedere al calcolo analitico delle multe: applica, forfettariamente, una sanzione pari al 25% di tutto quanto Arbea ha erogato nei tre anni considerati. Si tratta, per l’appunto, di 86 milioni di euro. Una multa pesantissima, senza precedenti in Europa. Pochi giorni dopo la notizia della sanzione, grazie ad un’inchiesta giornalistica lampo, da alcune indiscrezioni si apprendeva di una nuova multa, stavolta di 1,7 milioni di euro, per le inadempienze del 2006. La notizia veniva subito confermata dall’attuale Direttore di Arbea, Andrea Freschi, succeduto al Di Mauro con una procedura di nomina sulla quale alcuni esponenti politici dell’opposizione esprimono perplessità. È impossibile non pensare che anche stavolta, ad essere sanzionata sia stata la gestione amministrativa a dir poco disinvolta di Arbea, indipendentemente dalla mancata erogazione dei pagamenti. La nuova multa passa quasi inosservata, a fronte dei 170 miliardi di vecchie lire di pochi giorni prima. Le due sanzioni rappresentano una “tegola” pesantissima per l’agricoltura lucana già provata da troppi anni di inadempienze.

Si tenta la conciliazione

Il governo regionale minimizza; esprime fiducia nella “conciliazione”, una procedura stragiudiziale prevista dai regolamenti europei, che potrebbe, nel migliore dei casi, ridurre l’importo della sanzione. Ma poche settimane fa apprendiamo che la “conciliazione” è fallita: La Commissione Europea tramite il suo organo di conciliazione ha deciso che per il caso 11/IT/471 Arbea non sia possibile alcuna conciliazione (punto C. “Views of the conciliation body” 6.1 “the Conciliation Body does not see a possibility for reconciliation in this case”).

E’ iniziata male e può finire peggio

Parallelamente alla conciliazione stragiudiziale, si apre anche il procedimento in giudizio presso la Corte di Giustizia della Comunità Europea: che potrebbe, non solo confermare, ma anche aumentare la sanzione inflitta. E la frase di chiusura del citato documento “ares807683” lascia ben poche speranze allo Stato italiano, che già si è visto costretto a revocare le funzioni di Arbea per evitare ulteriori danni:

“Se le correzioni finanziarie stabilite dalla Commissione dovessero essere annullate, in tutto o in parte, dalla Corte di Giustizia, la Commissione si riserva di applicare la sanzione forfettaria del 25% successivamente. Questo senza alcun pregiudizio di ogni altra possibile correzione finanziaria da applicare per l’anno 2010 e per i successivi.”

Di certo, se  organismo di certificazione dei conti Arbea la Mazars & Guérard, dovesse confermare anche per il 2010 l’opinione negativa espressa per il 2007, 2008 e 2009, non sarebbe azzardato, per semplice media aritmetica, prevedere almeno altri 25 milioni di euro di multa.

E pensare che con D.G.R. n. 1324, del 14 luglio 2009, la Regione aveva istituito una Commissione di vigilanza sull’Arbea. La Commissione avrebbe dovuto produrre un resoconto che sarebbe stato pubblicato, secondo le dichiarazioni dell’allora assessore Viti, a fine ottobre dello stesso anno. Della Commissione e del resoconto si sono perse le tracce.

La riflessione di un cittadino

Un cittadino comune potrebbe pensare tante cose cattive e farsi molte domande inquietanti. Ci mettiamo nei suoi probabili panni. Ma era proprio necessario istituire questa Arbea? Forse sì, per aggiungere nuove postazioni di potere da distribuire ai vecchi volponi della politica lucana. Una direzione generale, un comitato direttivo, un collegio dei revisori, qualche decina tra dirigenti e posizioni organizzative. E poi, vuoi mettere? Nuove assunzioni di personale raccomandato in vista delle elezioni. Tutto senza un motivo di vantaggio per me cittadino di questa regione. Anzi, mi trovo nuovamente di fronte al solito paradosso che non mi fa dormire la notte. Penso e ragiono: cazzo! Non solo devo pagare per i costi di funzionamento milionari di questi carrozzoni mangia soldi e mangia voti, devo anche pagare per i disastri che combinano. Mi costano due volte senza alcuna ragione logica. Sono davvero incazzato.

L’inchiesta completa è pubblicata sul numero 11 del settimanale Basilicata24 in edicola sabato 5 novembre