Piazza con vista sulla baraccopoli

18 ottobre 2011 | 20:19
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Piazza con vista sulla baraccopoli

 L’inaugurazione di piazza don Giuseppe Vairo, a Bucaletto, al cui taglio del nastro erano presenti, martedì 18 ottobre, anche il sindaco di Potenza Santarsiero e il vescovo Superbo, non sarà certo ricordata per il bagno di folla e neanche per i discorsi di rito delle istituzioni.

“Toglieteci dalle baracche”. Mentre il sindaco di Potenza, infatti, spiega che la piazza è solo “un elemento nella riqualificazione complessiva” del quartiere ghetto, è la signora Villano, abitante di Bucaletto, a prendersi le luci della ribalta. “Sindaco, va bene la piazza, ma quando ci togliete dalle baracche.?” Un’esortazione che pesa come un macigno e a cui il sindaco risponde facendo notare che “le prime case popolari sono già state assegnate” e che altri “100 alloggi sono in via di assegnazione”. Niente da fare. La signora Villano insiste: “Farei vivere voi in una baracca di legno umida dove pullulano scarafaggi, malattie e artrosi”.

Monta la polemica. E poi ancora: “Ci moriremo in questi tuguri”. La signora Villano funge da detonatore. Un altro gruppo di cittadini inizia a polemizzare con Santarsiero sui criteri con cui si è proceduto all’assegnazione dei nuovi alloggi popolari. L’inaugurazione della nuova piazza con vista sui container diventa momento di scontro verbale. Fa emergere un disappunto sociale che monta da decenni. Ironia della sorte, inoltre, la piazza è stata intitolata a monsignor Giuseppe Vairo, vescovo di Potenza proprio nel periodo in cui la curia decise di concedere, all’indomani del terremoto, l’area di Bucaletto agli sfollati. Creato qual serbatoio sociale allora, oggi non c’è politica che riesca a smantellarlo.

700mila euro per la nuova piazza. E poco importa se per la nuova piazza sono stati spesi, dall’Amministrazione, 700mila euro. Poco importa se a due passi dalla piazza stanno partendo i lavori per un Parco giochi e saranno impegnati altri 300mila euro. E’ la rabbia sociale che oggi non si riesce più a governare. Si placherà, probabilmente, solo quando l’ultima baracca sarà stata buttata giù. “Moriremo qua dentro”, è stato l’amaro presagio della signora Villano. Una rondine non fa primavera. Neanche una piazza.