Matera ha perso il treno

31 ottobre 2011 | 14:36
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Matera ha perso il treno
Matera ha perso il treno
Matera ha perso il treno

La Ferrovia Matera- Ferrandina attende di essere completata da 25 anni. Quel che resta di 600 miliardi di vecchie lire spesi sino ad oggi è una colata di cemento nella stazione di La Martella, una galleria incompleta a Miglionico e una strada ferrata invasa dall’erba.

30 sono i chilometri di strada ferrata che avrebbero dovuto collegare la città dei Sassi a Ferrandina e dunque alla rete ferroviaria nazionale. Mai completati. 86, sta per 1986, anno in cui prendono il via i lavori di realizzazione della tratta ferroviaria.  25, gli anni trascorsi senza che le opere venissero completate. Il collegamento su strada ferrata Matera-Ferrandina rappresenta l’unico modo che i materani hanno di prendere un treno che viaggia sulla rete nazionale. E per il momento resta una chimera.

Un salto nella storia. Una ferrovia che collegava Matera a Ferrandina, e dunque a Taranto e Napoli Matera l’ha avuta. Per poco. Sul finire degli anni Trenta la Società Mediterranea Calabro Lucana realizza il collegamento ferroviario, a scartamento ridotto, tra Matera, Ferrandina, Pisticci e Montalbano Jonico. In tal modo Matera era collegata alla rete ferroviaria principale delle Ferrovie dello Stato e cioè, alla Battipaglia-Metaponto che permetteva così il collegamento con Napoli e Taranto. Il sogno però svanisce nei primi anni Settanta, quando il mancato ammodernamento del collegamento ferroviario, lasciato al degrado e all’incuria del tempo, porta alla chiusura della tratta. Matera dunque torna ad essere isolata.

Il progetto resta sulla carta. A seguito di progetto predisposto negli anni 1980, nel 1983 furono affidati i lavori per la costruzione della linea ferroviaria F.S. da Ferrandina a Matera-La Martella. Le opere furono affidate mediante procedura autorizzata con decreto ministeriale n.1967 dell’8 luglio 1983 con Convenzione n. 38/84 in regime di Concessione di prestazioni integrate, all’Associazione temporanea di imprese Materfer, avente l’impresa Co.Ge.I. Spa. come mandataria. Nell’anno 1998, a seguito di fallimento della Co.Ge.I furono sospese tutte le attività di cantiere; alla nuova Ati, avente come capogruppo l’impresa CIR Costruzioni Srl di Argenta, subentrata al vecchio raggruppamento di imprese, sono stati appaltati i lavori di completamento delle opere civili nella tratta Ferrandina-Matera La Martella, nonché il ripristino delle opere già realizzate nella galleria Miglionico, interessata da problemi tecnici per la presenza di gas naturale. Il 23 luglio 2003 R.F.I., Rete Ferroviaria Italiana, ha rescisso il contratto d’appalto.

Cosa rimane oggi. Quel che resta del progetto iniziale è la stazione di La Martella a Matera. Una colata di cemento completamente abbandonata al degrado. Resta poi una strada ferrata mezza arrugginita. Un tunnel che non ha mai visto veramente la luce. Stiamo parlando della galleria di Miglionico. Un percorso di difficile realizzazione. Sei chilometri su un terreno che si rivela sensibile dal punto di vista idrogeologico per la presenza di gas. I lavori subiscono uno stop. Sancito definitivamente agli inizi del 2000. Il traforo che doveva collegare la Valbasento alla Valle del Bradano resta incompiuto. A peggiorare ulteriormente le cose sopraggiunge il fallimento di due imprese che avrebbero dovuto realizzare i lavori. Oggi quella galleria è completamente abbandonata. Stride con tutto il resto il cartello dei lavori, quello che si trova nei pressi dei cantieri. Vi si legge la data d’inizio dei lavori, 5 ottobre 2000 e quella di ultimazione delle opere, 23 ottobre 2003 e poi l’importo dei lavori: 21 miliardi di lire. Dalla stazione di La Martella partono binari abbandonati che portano al niente. Uno scenario quasi apocalittico. Una montagna sventrata e un tratto di sei chilometri che non ha mai visto la luce. Manca poi, l’armamento, l’impianto di comando e controllo della circolazione e l’elettrificazione della linea. Resta però una nota di spesa, che nonostante sia in lire, è pur sempre una cifra da capogiro: 600miliardi di lire. Bruciati in quei lavori mai giunti al termine.

L’incompiuta usata in campagna elettorale. Nel 2006, in piena campagna elettorale, Alfonoso Pecoraro Scanio, dei Verdi, firma un assegno, simbolico, di 80 milioni di euro per collegare Matera alle Ferrovie dello Stato. L’assegno, intestato alla Regione Basilicata, viene consegnato nelle mani dell’allora assessore regionale alle Infrastrutture. Dell’assegno si sono perse le tracce, di Pecoraro Scanio pure.

Di Pietro: “avrete la ferrovia”.  Il 12 aprile del 2007 l’ex pm di Mani Pulite, nella sua veste di Ministro alle Infrastrutture e Trasporti riporta la speranza tra i materani. In un incontro con il governatore lucano, De Filippo, annuncia “i lavori riprenderanno e che la tratta sarà completata nel 2009”. Gli fa eco De Filippo “sono in corso le procedure per l’affidamento dei lavori”. Ma c’è di più. Il completamento della Ferrandina – Matera viene inserito nel programma della Rete ferrovie Italia 2007-2011 inserito a sua volta nel Documento di programmazione economico e finanziario 2008.  A riportare Di Pietro e De Filippo alla realtà ci pensa poi la società Rfi, Rete Ferroviaria italiana, che nel maggio 2007, per voce del suo amministratore delegato Michele Mario Elia, ammette: “il completamento della Matera-Ferrandina è ostacolato da un problema di tipo finanziario”.

Quella volta che Trenitalia ideò lo spot “beffa”. Resta poi agli atti un episodio che ha del grottesco. Nel 2005 in uno spot natalizio di Trenitalia, la società invita gli italiani a raggiungere Matera in treno. Al danno la beffa di dover subire anche l’ignoranza di chi non sa, e invece dovrebbe sapere, dove arrivano i suoi treni e dove no.

Anche la petizione sembra abbandonata. Qualcuno ha promosso una petizione popolare al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Si legge: Noi cittadini materni, noi cittadini lucani, noi cittadini del mondo, rivendichiamo il diritto alla normalità per questa città che è patrimonio mondiale dell’umanità. Una normalità che passa dalle infrastrutture. Dal completamento di questa tratta che è solo un primo passo, nemmeno da solo sufficiente, per garantire uno sviluppo sociale ed economico all’intera provincia della Basilicata. Chiediamo che vengano ridefiniti i tempi di programmazione e avvio dei lavori, inserendo la tratta Ferrandina-Matera tra gli obiettivi primari di attuazione del Ministero delle Infrastrutture”.

L’elenco delle firme raccolte si ferma a 1511. Non riusciamo a capire però a quale data. L’impressione è che in molti si siano scoraggiati e che la petizione è rimasta lettera morta. Forse 25 anni di attesa sono davvero tanti. Il tema della ferrovia fantasma torna di attualità solo in occasione della campagna elettorale. E’ un classico dei politici locali che si ricordano del completamento della Ferrandina-Matera solo nel loro programma.