La condanna a morte delle imprese e dei contribuenti onesti

2 ottobre 2011 | 17:30
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La condanna a morte delle imprese e dei contribuenti onesti

L’Agenzia delle Entrate ha emanato una circolare nella quale si cambiano i criteri di applicazione del regolamento per i contribuenti morosi (imposte sui redditi, Iva, Irap). Ora Equitalia, senza muovere un passo, potrà:  iscrivere ipoteca sull’artigiano considerato infedele (facendo scattare una comunicazione alla centrale rischi delle banche con conseguente chiusura dei fidi), potrà pignorare il suo conto corrente (rendendo impossibile il pagamento di dipendenti e fornitori), avviare i pignoramenti presso terzi (sono i crediti dei clienti, Equitalia ha il potere di arrivare anche lì) e far partire le ganasce fiscali su auto e van posseduti. Da ieri, il “titolo di debito” è immediatamente esecutivo: basta un avviso per considerarti in mora. Non c’è più bisogno di istruire una cartella esattoriale che, ricorsi compresi, portava al saldo dell’eventuale debito entro 15-18 mesi.

Sembra, però,  che in quattro casi su dieci i ricorsi davano ragione al contribuente. Ma al ministro questo non riguarda affatto. Giulio Tremonti ha chiesto al suo braccio destro Befera certezza di entrate, gli ha assegnato l’obiettivo 13 miliardi per la prossima raccolta fiscale e, quindi, gli ha offerto una legge che dà al Fisco poteri mai visti nella storia della Repubblica. Entro 61 giorni dall’avviso — a prescindere dal fatto che l’avviso sia stato ricevuto o dorma in un ufficio delle Poste, in una Casa comunale — il contribuente o paga l’intera somma o contesta pagandone un terzo (più gli interessi maturati). Si deve saldare prima ancora dell’istruzione di un processo amministrativo che definisca chi ha ragione. Di fronte al ricorso del cittadino, per sei mesi gli agenti della riscossione non potranno avviare pignoramenti, ma potranno ipotecare una casa e bloccare un’auto.

Se Equitalia, poi, ritiene che c’è “fondato pericolo” di perdere il credito, ha il mandato per fare quello che crede:sequestrare una pensione, mandare un bene all’asta immobiliare. Se il colpito dimostrerà di avere problemi di liquidità — novità della terza e ultima rivisitazione — chiederà a un giudice tributario una sospensiva per fermare l’azione (per 150-180 giorni) oppure aderirà a un concordato (sconto con trattativa). Il cittadino onesto, che ha dichiarato tutto, ma non ha potuto pagare, è la vittima sacrificale di un sistema ingiusto e cinico. E non si può impugnare ciò che si è dichiarato. I contribuenti e le imprese onesti sono condannati a morte. Forse, come nella leggenda di Robin Hood, sarebbe il caso che qualcuno cominci a fare qualcosa. E’ il caso di ricordare che sul sito di Equitalia campeggia una scritta esemplare “Per un Paese più giusto”. Alla faccia!