“La chiesa potentina vittima della furia di Gildo Claps”

5 ottobre 2011 | 11:29
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“La chiesa potentina vittima della furia di Gildo Claps”
“La chiesa potentina vittima della furia di Gildo Claps”
“La chiesa potentina vittima della furia di Gildo Claps”

Elisa Claps da una parte. La Chiesa potentina dall’altra. Un binomio che pone molti dubbi e poche certezze. Dopo il ritrovamento, nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza, dei resti della studentessa potentina scomparsa il 12 settembre 1993, l’opinione pubblica si è divisa sulla possibilità che qualcuno, oltre all’assassino, sapesse che il corpo senza vita della giovane si trovava in quel posto. Chi poteva sapere che Elisa era lì? Don Mimì Sabia, storico parroco della Ss Trinità? I sacerdoti che lo hanno sostituito alla sua morte, avvenuta nel marzo 2008? La verità, forse anche in questo caso a portata di mano, come i resti della povera Elisa, è avvolta in una fitta nebulosa. La famiglia Claps, chiede, a ragione, che venga fatta chiarezza non solo sull’autore del delitto, ma anche sul ritrovamento effettivo del cadavere di Elisa. Sapere che c’è una persona accusata del delitto di Elisa a mamma Filomena non basta. Lei, i suoi due figli, Gildo e Luciano, e suo marito, invocano tutta la verità. Chi ha coperto Restivo? Chi lo ha aiutato? Chi sapeva che la povera Elisa era stata sepolta in quel sottotetto? Alla luce di queste istanze, a nostro avviso più che legittime, sorprendono le dichiarazioni di monsignor Ennio Appignanesi, (vescovo di Potenza all’epoca della scomparsa della 16enne) che in un’intervista rilasciata a Bruno Volpe, su Pontifex.roma, dichiara testualmete “Credo che la Chiesa di Potenza sia vittima di maldicenze e della furia del signor Gildo (Claps ndr) davvero ingiusto con me e la chiesa potentina. Bisogna portare rispetto a quella realtà che ha dato buoni crsitiani e cattolici di valore”.  C’è un dato di fatto che dovrebbe far riflettere: i poveri resti di Elisa sono stati trovati nel sottotetto di una chiesa, la Trinità, il cui “dominus” fino alla sua morte è stato un sacerdote, don Mimì Sabia. I resti di Elisa erano lì, a portata di mano, di chi conosceva ogni centimetro di quella chiesa. Non è dunque banale chiedersi per l’ennesima volta “possibile che nessuno sapesse? Che Gildo Claps sia furioso, è il minimo. Monsignor Appignanesi, da uomo di chiesa qual è, dovrebbe comprendere.

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