Intervista a Roberto Race, un esempio di futuro

9 ottobre 2011 | 10:58
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Intervista a Roberto Race, un esempio di futuro

Roberto Race, classe 1980, napoletano, laureato in scienze politiche, giornalista professionista ed esperto in comunicazione e public affair. Da qualche anno halanciato in Italia la figura del direttore relazioni esterne/portavoce “in affitto”.  E’ consulente di molte istituzionie di alcune delle realtà più dinamiche dell’economia italiana come Fiera Milano, Isvor Fiat, Fater, Arti Grafiche Boccia, Nardelli e Liu Jo Luxury . Collabora con Panorama, Economy ed Il Sole 24 ore.

E’ segretario generale della Fondazione Valenzi, fa parte di RENA (Rete per l’eccellenza nazionale), della Ferpi, de Il Chiostro, del Comitato Scientifico Internazionale della Fondazione Mediterraneo e del consiglio nazionale di Mediawatch.

Il Corriere della Sera ha parlato del suo caso per raccontare come la flessibilità può diventare anche uno strumento per arrivare al successo e non solo un modo per precarizzare la vita di una generazione.

Hai solo 31 anni e fai un sacco di cose. Ma tu, chi sei?

Un trentunenne come tanti altri che ama il suo lavoro alla follia e che ogni giorno punta a dare il meglio di se.

Hai inventato il direttore delle relazioni esterne in affitto, ma che roba è?

Qualche anno fa mi sono accorto che in molte aziende per le quali curavo l’ufficio stampa mancava la figura del direttore delle relazioni esterne e chi aveva il mio ruolo rispondeva solo al marketing e non all’amministratore delegato. Una scelta folle. Alcuni clienti lungimiranti mi hanno chiesto di mettere in piedi una “collaborazione strutturata” che potesse affiancare l’impresa nella sua crescita e crearle una “reputazione”. Non avendo i mezzi delle grandi aziende, hanno voluto avvalersi di questa figura a tempo.

Di cosa si occupa o si dovrebbe occupare un professionista delle relazioni esterne?

Di creare e rafforzare la “reputazione” di un’azienda curandone gli interessi e le relazioni con i pubblici di riferimento. Una Direzione Relazioni Esterne si occupa dei rapporti con i media, della promozione e del rafforzamento dell’immagine e del brand dell’azienda o ente, attraverso servizi di comunicazione integrata esterna e interna e l’organizzazione di eventi.

Come si fa a diventare un direttore in affitto? E’ difficile?

Non e’ difficile se sei riuscito a costruirti una buona immagine negli anni e se riesci ad essere multitasking. La difficoltà sta nel lavorare in contemporanea per progetti diversi con clienti che hanno bisogno di sentirti sempre vicino.

Qual è stato il tuo iter formativo?

Dopo la maturità classica mi sono laureato in scienze politiche all’Università L’Orientale di Napoli. Parallelamente però, sin dal liceo, sono stato conquistato dalla passione per la comunicazione ed ho iniziato a collaborare con giornali e televisioni. Così, a venticinque anni ero giornalista professionista e socio professionista della Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche).

Il Race sapiens può essere un esempio per i giovani?

Esagerato…. Diciamo che se intendi con sapiens semplicemente una persona che guarda alle sfide inventandosi modi nuovi per stare sul mercato ed essere competitivo, può anche andar bene.

Il Race faber può essere un esempio per chi dalle nostre parti aspetta la manna dal cielo?

E’ chiaro che se non ti rimbocchi le maniche non vai da nessuna parte. Al Sud abbiamo creatività, spesso titoli di studio più alti del resto del paese, ma spesso ci adagiamo.

Che cos’è il successo?

E’ quell’ebbrezza che ti da la forza per affrontare sfide nuove e a volte sconfitte. L’importante è rimanere sempre con i piedi per terra.

Come si fa a diventare un uomo come te?

Diciamo che anche questa domanda mi imbarazza… Lavorando sodo, credendo in se stessi e motivando e valorizzando al meglio i propri collaboratori.

Conosci la Basilicata?

Certo. E’ una gran bella terra che ha tante possibilità di rilancio. forse è l’ unica regione del Sud che ce la può fare, anche per l’assenza di fenomeni criminali come quelli che inquinano i nostri territori.

I lucani, come tutti i meridionali, però devono stare attenti nello scegliere rappresentanti capaci e non “demagoghi del quartierino”.

Hai da dire qualcosa ai lucani?

Di dare una mano ai loro figli che hanno studiato fuori e oggi sono indecisi se tornare o meno. Ci sono delle bellissime intelligenze lucane in giro per l’Italia che potrebbero essere fondamentali per il rilancio del territorio.

E adesso un domanda “difficile”. Il senno di poi è un reato dell’intelletto?

Non esistono reati dell’intelletto…. Il vero reato lo compie chi non lo usa….