Fenice: Sigillito e Bove arrestati per disastro ambientale

12 ottobre 2011 | 14:22
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Fenice: Sigillito e Bove arrestati per disastro ambientale

Il disastro ambientale è solo una delle ipotesi di reato contestata all’ex direttore dell’Arpab, Vincenzo Sigillito, e al coordinatore del dipartimento provinciale della stessa Arpab, Bruno Bove, arrestati questa mattina, mercoledì  12 ottobre, nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento dell’impianto Fenice di Melfi. Le ordinanze di custodia cautelare per Sigillito e Bove sono state eseguite dai carabinieri del Reparto Operativo e del Nucleo Operativo Ecologico di Potenza.

I reati contestati. Nelle ordinanze sono stati contestati, oltre al disastro ambientale, anche i reati di falsità ideologica, rivelazione e segreto d’ufficio, concorso in truffa aggravata in danno della Regione Basilicata e dei Comuni competenti (Melfi e Lavello ndr) in favore di Fenice Spa, omissione di atti d’ufficio.

Misure interdittive, nello specifico ad esercitare uffici direttivi di persone giuridiche  e imprese per la durata di due mesi, sono state notificate all’ex procuratore responsabile del termodistruttore Fenice, Giovanni de Paoli, e all’attuale procuratore responsabile dell’impianto Mirco Maritano. Entrambi avrebbero agito in concorso con Sigillito e Bove.

Quattro avvisi di garanzia. Al vaglio degli inquirenti alcune assunzioni all’Arpa.  .  Altre quattro persone risultano iscritte nel registro degli indagati per il reato di associazione per delinquere, concorso esterno in associazione per delinquere, truffa aggravata e continuata. Tra i quattro indagati ci sarebbe l’assessore Erminio Restaino. Ex all’Ambiente e attuale assessore alle Attività Produttive. Le ipotesi di reato contestate a Restaino non avrebbero nulla a che vedere con la vicenda inquinamento, si ipotizza infatti, un ruolo dell’ex assessore all’Ambiente nel consigliare l’allora Direttore generale dell’Agenzia su come ottenere finanziamenti dalla Regione, nelle attività di reclutamento del personale presso la stessa Arpab e nella difesa dell’agenzia, attraverso un comunicato stampa diramato a seguito dell’audizione del Direttore generale presso la terza commissione consiliare.
Sono inoltre indagati anche Franco Pesce, dirigente della Regione Basilicata, Claudio Dresda funzionario Arpab, Ferruccio Fritella dirigente Arpab, e il responsabile della Tempor, agenzia per il lavoro, Luigi Montano.

Ispezioni all’impianto. I carabinieri hanno eseguito un’ispezione all’interno dell’impianto nonchè presso la sede centrale della società Fenice a Rivoli. «L’azienda – si legge in una nota – prende atto con serenità dei provvedimenti a proprio carico ribadendo ancora una volta di aver rispettato tutte le prescrizioni autorizzative ed informato costantemente, tempestivamente ed in modo trasparente tutti gli enti competenti. In uno spirito di massima collaborazione e trasparenza l’azienda si mette a disposizione dell’autorità giudiziaria al fine di chiarire quanto prima tutti gli aspetti della vicenda, con la certezza che verrà chiarita la correttezza del proprio operato».

La vicenda. Le indagini avviate nel 2009 e concluse alla fine del 2010 hanno avuto un’accelerazione in seguito alla pubblicazione da parte dell’Arpab, lo scorso 16 settembre, dei dati riguardanti l’inquinamento delle falde acquifere dell’area circostante il termodistruttore di San Nicola di Melfi. L’inquinamento della falda acquifera, è stato causato dalla presenza di metalli pesanti  esolventi organici, cancerogeni. Tale inquinamento, già accertato nel 2002, non è stato comunicato dai dirigenti della struttura di termovalorizzazione e non monitorato dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale, nonostante l’obbligo di inviare relazioni periodiche alla Regione, alla Provincia di Potenza e alla Prefettura. La presenza, e la quantità di alcuni metalli pesanti, inoltre, non sarebbe mai stata verificata. Per ammissione dello stesso assessore all’Ambiente, Mancusi, i controlli dell’Arpab sarebbero stati sciatti, incompleti tecnicamente inadeguati.