Evviva il Cabaret!!

23 ottobre 2011 | 15:52
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Evviva il Cabaret!!

Persino le statue hanno capito che Politica è Controllo e Controllo è Potere.

Potere è Denaro? Non semplicemente.

Più di tutto è Conoscenza, conoscenza da non condividere, appannaggio elitario, da omettere con cura ai più, poiché se in molti vi accedono, in troppi si diventa influenti e una torta troppo spartita risulta poco appetibile: porzioni modeste non rimpinzano la voracità.

La torta è gustosa se a numero chiuso.

Il Potere ha dunque un evidente limite; è afflitto da ingordigia smodata, una bulimica tensione verso il “di più” e “il più in alto”, che lo rende apprensivo, timoroso e spasmodicamente guardingo nei confronti di qualcosa che teme perché sconosciuto: lo spessore dell’essere, ciò che si direbbero “Attributi”.

Il Potere ne teme il vigore e mira a vuotarlo oppure ad inglobarlo, in ogni caso a privarne chi lo detiene per renderlo inerme, asservito: automa. Come?

Il potere, avaro custode di saperi, è assai meno parsimonioso nel dispensare elemosine, la cosa anzi, gli piace parecchio.

Il Potere vegeta su eserciti di questuanti. Privato della forza di costoro verrebbe meno il suo collante e si sgretolerebbe in un cumulo di detriti.

Quando il Potere fiuta che la colla sta cedendo, corre lesto ai ripari e impasta un nuovo mastice. E’ il re della mistificazione, il campione del trasformismo: lui Sa barare.

Se tira cattiva aria, sguinzaglia i suoi bracchi su un duplice sentiero: alcuni sviano l’attenzione collettiva dai nodi d’interesse e dirottano il dissenso verso il gossip, giudiziario per esempio; gli altri, provetti cabarettisti, si premurano di unirsi al coro del disaccordo e dell’indignazione, facendosene accorati portavoce e passando per beniamini interlocutori di turno, paladini dell’inversione di tendenza.

Ci tocca dunque assistere ad accorate arringhe in favore dell’etica e della moralità da parte di sedicenti opposizioni che per capriccio improvviso, disdegnano la tavola alla quale regolarmente siedono. Basiti, seguitiamo col registrare la vanagloria di una comunicazione che delira intorno al mito di una Regione del benessere, contro evidenze (non solo) statistiche che ci annoverano tra i più poveri d’Italia. Apprendiamo inoltre da pregiati esponenti politici che lo sdegno collettivo non li scalfisce – dovrebbe, non essendo essi impavidi privati imprenditori, bensì amministratori della cosa pubblica –  Ci tocca infine metabolizzare la farsa di partiti che, in preda alla foga di un precoce proselitismo, si arrogano la paternità di petizioni referendarie che aboliscano sprechi di cui sono cointestatari.  

Intercettati i Bluffers tramite bussola critica, rendesi indispensabile appello ad attributi di cui sopra.