Un centro parrocchiale per ricordare don Michele D’Annucci

19 settembre 2011 | 11:22
Share0
Un centro parrocchiale per ricordare don Michele D’Annucci
Un centro parrocchiale per ricordare don Michele D’Annucci
Un centro parrocchiale per ricordare don Michele D’Annucci

 L’inaugurazione di ieri sera si pone a conclusione di una serie di incontri, svoltisi dall’8 al 18 settembre, per ricordare e promuovere la sua figura di uomo di fede entusiasta e carismatico. “Cristo Uomo Nuovo” è il nome del centro che don Michele ideò alla fine degli anni ’70 a Ga-Rankuwa, in Sud Africa. E con questo stesso nome i suoi compaesani hanno voluto chiamare il loro nuovo centro.

Don Michele oggi avrebbe avuto 70 anni se tre rapinatori non l’avessero ucciso mentre entrava nella sua auto alla fine di una lunga giornata di preparazione alla cresima che si sarebbe celebrata il giorno dopo nella parrocchia di Erasmus, a pochi chilometri da Pretoria. La sua morte ha lasciato un grande vuoto nelle comunità africane in cui operò, in Sud Africa, Botswana e Tanzania dove era padre superiore. Lui scelse l’Africa come luogo della sua missione e l’amò con tutto se stesso per 34 anni. Ha lottato per i diritti dei più poveri e contro i soprusi dell’apartheid fino ad essere perseguitato dalla polizia.

Un piccolo uomo sognatore che grazie alla sua determinazione è riuscito a realizzare 28 chiese, 32 istituzioni e altre opere sociali. Fu lui stesso costruttore e con la “Ka Bonako costruction” (società di costruzioni veloci), una rete di volenterosi collaboratori, si propose l’obiettivo di dare un tetto a chi viveva nella miseria. Si fece promotore dell’africanizzazione non solo nella liturgia ma anche nella vita pastorale e, consapevole dell’importanza dell’educazione dei giovani per il futuro della nazione e della Chiesa, una delle sue prime opere fu proprio la realizzazione di una scuola media superiore, la Tsogo High School che è divenuta una scuola di eccellenza. Fu appassionato sostenitore del movimento giovanile Chiro con cui promosse campi-scuola e di formazione e fu anche guida valida per i giovani universitari di Medunsa, università medica del Sud Africa, a Ga-Rankuwa. Queste sono solo alcune delle opere che don Michele riuscì a realizzare. E per questo gli fu dato l’appellativo di «Ruspa di Dio».

Ai suoi funerali parteciparono circa 5 mila persone, 60 sacerdoti e tre vescovi; furono celebrati nello stadio di Pretoria ed era presente anche Nelson Mandela, con cui condivise le lotte contro l’apartheid.

Medaglia d’oro al valor civile, conferita dall’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, don Michele è un martire lucano di cui essere fieri. E per questo i promotori del nuovo centro parrocchiale di Atella a lui dedicato, auspicano che diventi luogo d’incontro e di crescita  all’insegna dello stesso spirito che animò la vita e le opere di questo grande missionario.