





Qualche giorno fa ho incontrato un turista giapponese che da Venosa voleva raggiungere Benevento. Voleva sapere come fare. Bella domanda. Difficile però rispondere. Quello dell’isolamento viario della cittadina lucana è uno dei problemi più dibattuti e mai, purtoppo risolti.
Infrastrutture e sanità. Due grossi problemi per Venosa. Tralasciando per il momento la questione del ridimensionamento dell’ospedale oraziano, concentriamoci sulla viabilità. Un tempo importante centro per i Romani che vi fecero passare la famosa via Appia, oggi la cittadina del poeta Orazio, è tagliata fuori dal mondo. Non è un mistero che per raggiungere Venosa bisogna attaraversare strade non proprio all’altezza di una città riconosciuta in tutto il mondo come uno dei Borghi più belli d’Italia. Un isolamento che perdura da oltre vent’anni, da quando si cominciò a pensare al babilonico progetto della strada Oraziana, di cui solo oggi, finalmente, sono in corso di lavori.
Una possibile risposta: il treno. Non proprio. La cittadiana che ha dato i natali a uomini come il patriota La Vista, o Re Manfredi, figlio di Federico II, dispone di una stazione dei treni con un impianto costituito da due binari passanti per il servizio viaggiatori entrambi serviti da banchine e da un tronco per lo scalo merci. La stazione ha un complesso di edifici che comprende il fabbricato per i viaggiatori, il gabbiotto per i servizi igienici e due edifici di servizio, più a nord è presente il magazzino dello scalo merci. Purtroppo però, tutto versa in condizioni di totale abbandono, i fabbricati sono murati ed i segni del dissesto sono considerevoli, la stessa cosa vale per il piazzale dei binari e lo scalo merci che risultano invasi da erbacce. Le condizioni di conservazione e manutenzione sono assenti, vi è pericolo di crolli.
Turisti? E come fanno a raggiungere Venosa. Lo scalo ferroviario oraziano non dispone di alcun servizio e vi si fermano solo sei treni al giorno per Rocchetta S. A. L., San Nicola di Melfi, Spinazzola, Gioia del Colle, Foggia e di nuovo Gioia del Colle. Forse un po’ poco per una città che mira a fare del turismo il suo motore economico.
E pensare che da Venosa passava la via Appia, probabilmente la più famosa strada romana di cui siano rimasti i resti, il più importante collegamento per la Grecia e l’Oriente nel mondo dell’antica Roma, la “regina viarum”. Non c’è che dire, si stava meglio quando si stava peggio.