Tra presente e passato nelle immagini di Mario Cresci

4 settembre 2011 | 10:37
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Tra presente e passato nelle immagini di Mario Cresci
Tra presente e passato nelle immagini di Mario Cresci
Tra presente e passato nelle immagini di Mario Cresci
Tra presente e passato nelle immagini di Mario Cresci
Tra presente e passato nelle immagini di Mario Cresci
Tra presente e passato nelle immagini di Mario Cresci

Visitare una mostra di Mario Cresci è un po’ come intraprendere un percorso nella memoria alla ricerca del gesto creativo. Entrare in contatto con un’immagine, quell’immagine che l’artista ha scelto, ed esserne completamente risucchiati, quasi obbligati a prenderne parte. Rileggerla anche in virtù del suo ruolo di depositaria di senso. Le immagini di Cresci sono, dunque, al contempo memoria e presenza, indugiano spesso dal generale al particolare, in una sorta di visione ‘zummata’ che avvicina gradualmente le cose rendendole più vicine allo sguardo di chi le guarda.

Nelle Sale espositive di Palazzo Lanfranchi, sede del Museo di Arte Moderna e Contemporanea a Matera è ancora possibile ammirare la sua personale.

Ma chi è Mario Cresci? Mario Cresci è nato a Chiavari nel 1942. Dal 1963 al 1966 studia design e fotografia al “Corso Superiore di Industrial Design” di Venezia, anche sotto la guida di Italo Zannier, e ben presto si interessa di sperimentazione nell’ambito della grafica e dei diversi linguaggi visivi in un’ottica di analisi e interscambio delle varie forme espressive. Nel 1966 entra nel gruppo di architettura e design “Il Politecnico”, con il quale avvia una ricerca etno-fotografica che si svolgerà a Venezia e poi soprattutto a Matera dove, dal 1970 alla fine degli anni Ottanta, Cresci lavorerà stabilmente, usando la fotografia come strumento di relazione concettuale tra lo sguardo e il proprio personale coinvolgimento nella realtà e nelle problematiche dei luoghi in cui vive. Qui, accanto alle proprie ricerche come fotografo, impegnato in una grande rilevazione ambientale e culturale che sfocerà nel libro Matera, immagini e documenti (Matera, Meta, 1975), inizierà anche una importante attività come operatore culturale, promuovendo iniziative attente soprattutto alle tematiche del territorio, che svilupperà poi nell’arco di tutta la sua carriera artistica, partecipando a diverse mostre in Italia e all’estero, e realizzando numerose pubblicazioni.

A distanza di più di trent’anni, quindi, Cresci torna in Basilicata per riallacciare le fila di un discorso artistico iniziato molti anni fa.

La mostra. La mostra si snoda su due piani. Il piano terra dove sono collocate la “Stanza della Cura” e l’Antologica. E’ qui che è allocata la serie più bella: “i Ritratti in tempo reale” di cui fanno parte i “Mossi”, ovvero quei ritratti reali cancellati, dove i volti spariscono per divenire tutt’uno con lo spazio che li circonda. La fotografia entra, quindi, nel gioco della memoria e di ciò che noi viviamo del nostro vissuto. Diviene un potente mezzo d’espressione quasi psicanalitica per Cresci, un mezzo che non dà nessuna certezza se non fermare quell’attimo prescelto, ponendo in essere la certificazione di una storia. A queste immagini si sommano poi quelle che ci proiettano verso un viaggio alla scoperta della cultura materiale della nostra terra, una specie di déjà-vu antropologico-sociologico che si traduce nella visione delle più importanti feste patronali lucane quali la Madonna della Bruna. “Ogni luogo, afferma infatti l’artista, ha una sua specificità che sopravvive all’abbandono di coloro che lo hanno abitato e che in esso hanno accumulato le esperienze di vita e la memoria delle cose. […] Così, le cose, attraverso le vite degli altri, che si intrecciano con le nostre, lasceranno nel tempo i segni della loro presenza in un continuo avvicendarsi di esperienze e di saperi”.

Salendo al primo piano si snoda “Attraverso l’Umano”, l’idea è quella di attribuire alle immagini il segno della presenza dell’uomo e alla fotografia la parte visibile dell’umano attraverso la quale si può sondare la forma interna del mondo e provare a raggiungerne l’essenza dal punto di vista soggettivo, interiore, che è quello che ci fa emozionare e che ci fa pensare sempre più a un’idea della fotografia non come immagine della realtà ma come un elemento che ci segue come una filosofia.

In questa sezione l’immagine diventa installazione e parcellizza la realtà museale, invadendo e deformando lo spazio espositivo del museo. Cresci attua un prelievo fotografico di singoli elementi altamente significanti quali: le mani dei santi, il cuore infiammato, il seno della Vergine, la testa del Bambino, realizzando un racconto nel racconto, enfatizzando cioè quei segni e simboli della sofferenza ed ostentando la gestualità delle mani. In altre sale, invece, egli effettua quasi un prelievo ottico dell’immagine, come se si spiasse dal buco di una serratura, avvertibile nelle superfici celate di alcune opere esposte nelle sale d’arte contemporanea quali quelle leviane, mentre in altre procede a una ricomposizione di opere smembrate come nel caso del’angelo del carro della Bruna della serie “Misurazioni”, che sottende all’idea caratterizzata dal ricorso al continuo costruire dei cartapestai materani e al distruggere del popolo durante la festa.

Infine vi è il racconto delle opere conservate nel laboratorio della Soprintendenza inteso come ‘luogo’ dove ciascun opera, curata, aspetta di poter tornare a ‘casa’.

La fotografia viene considerata da Mario Cresci, quindi, attenzione al vissuto quotidiano nel quale si manifesta un apprezzamento costante per la vita e per quello che noi rappresentiamo. Fotografare quindi non vuol dire per lui solo vedere ma significa partecipare attivamente alle cose.

Una mostra, il cui progetto nasce  dall’idea di Luigi Ficacci e Mario Cresci ed curato in collaborazione con Marta Ragozzino, Maria Antonella Fusco e Maria Francesca Bonetti nonchè finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che genera forti emozioni attraverso la percezione e la veicolazione di messaggi più o meno intimistici e che vale, quindi, la pena visitare.

Informazioni generali:

Mario Cresci. Forse fotografia. Attraverso l’umano

Matera Palazzo Lanfranchi

Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna della Basilicata

Fino al 06.11.2011

Orario ore 9.00 – 19.00
Mercoledì chiuso.
Biglietto d’ingresso intero € 2,
ridotto € 1,
gratuito fino a 18 e dai 65 anni.
Info tel. 0835 2562540

Ufficio Stampa StudioBegnini – Roma/Milano
tel. 06 69190880 fax 06 69925790
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Ufficio stampa Soprintendenza – Matera
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*La Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanea ha sostenuto la realizzazione del catalogo dell’intero progetto, che sarà pubblicato prima della chiusura della mostra prevista per il 6 novembre prossimo