Siamo ad un punto morto a spese dei vivi. Il portinaio può fare il manager
Siamo ad un punto morto a spese dei vivi. E’ l’amara sintesi della situazione lucana su molti versanti della politica e dell’economia. Una sintesi condivisa da molti cittadini. Questa è la regione dove tutto si muove e nulla si sposta. Il lago del Pertusillo è inquinato? No, forse, si, ma, però. Chi la dice bene e chi la dice male. Passano i mesi, spesso gli anni, prima che si dica o si faccia qualcosa di serio. O di quasi serio. Il Piano per la gestione integrata dei rifiuti non è mai stato realizzato? Qualche politico, incollato da “secoli” alla poltrona, ci fa sapere che l’allarmismo è pericoloso e anche ingiustificato, perché è tutto sotto controllo. Alle parole a vanvera siamo abituati. A taluni esperti di poltrone sofà chiediamo di fare uno sforzo di concretezza: quando parlate siate più sintetici, in modo da giungere alla conclusione almeno entro 12 mesi! Sarebbe il caso di farsi una passeggiata a Potenza in questi giorni, diciamo dalle parti del Gallitello. Immondizia dappertutto. Qualcuno ci spieghi perché i fanghi organici vanno a finire nelle discariche (e preghiamo Iddio che in discarica non finiscano anche quelli industriali). E ci spieghi perché i cittadini lucani devono pagare un sacco di quattrini per le inadempienze della politica nella gestione dei rifiuti. Sui tanti interessi, più o meno legittimi, che si concentrano nei settori della spazzatura e delle acque, delle concessioni, degli appalti, dei rifiuti speciali e delle discariche, avremo nodo di
informare meglio i nostri lettori. L’unica cosa sotto controllo in questa regione sono i cittadini, spesso impauriti da quella stessa politica che dovrebbe coinvolgerli in una libera e sana partecipazione civile. Il mestiere di molti amministratori è ormai solo quello di gestire il consenso, che in parole meno garbate qui significa “controllare i cittadini”. Siamo in una regione dove tutto è privatizzato. Le acque minerali, il petrolio, i rifiuti, il vino, la frutta, gli ospedali, l’istruzione e la formazione. Anche gli ospedali? Si, perché ovunque esiste un controllo politico o di partito, o di consorteria correntizia finalizzato al consenso elettorale personale, c’è privatizzazione. Sui primi tre settori nessuno controlla niente. Alla Cutolo di Rionero, o come si fa chiamare in questi giorni, è successo e sta succedendo di tutto e di più, senza che gli organismi di controllo abbiano fatto sul serio. In tutti i settori produttivi c’è sempre il poltroniere di turno che deve controllare qualcosa, millantare qualche credito, favorire qualcuno allo scopo privato del proprio consenso personale. Al mercato del lavoro proliferano le bancarelle politiche
che piazzano tizio piuttosto che caio. In tutto questo, l’imparzialità della pubblica amministrazione e della burocrazia va farsi fottere insieme all’efficienza. In una regione dove anche gli ammalati ricoverati negli ospedali sono raccomandati per un trattamento speciale e di favore, non c’è spazio per la libertà. Qui, più che altrove, per nomina politica si puoi fare il manager o il dirigente di qualsiasi cosa, anche se per tutta la vita hai fatto il portinaio. Con tutto il rispetto per i portinai.
(pubblicato sul n. 3 del 10 settembre 2010, di Basilicata24 il giornale d’inchiesta,in edicola ogni sabato)