Violentate e costrette a lavorare per un dollaro al giorno. E’ questa la sorte riservata alle donne del Congo. Lo rivela un’inchiesta del Guardian
Le vittime di stupro nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo sono costrette a lavorare in condizioni di schiavitù
nelle miniere d’oro, coltan e stagno, minerali necessari per la produzione di gioielli, telefoni cellulari e computer portatili. L‘indagine
del Guardian ha fotografato questa terribile realtà, che dimostra come anziché essere aiutate, queste donne vengano doppiamente sfruttate.
Le ragazze e le donne fuggite dai loro villaggi dopo essere state violentate da una o più delle milizie che terrorizzano la regione, spesso finiscono in miniera. Tradizionalmente le donne erano impegnate in agricoltura, ma i loro campi nelle foreste sono stati occupati dai ribelli e coltivare il cibo è diventato troppo pericoloso. Così, queste donne sono costrette a lavorare nelle miniere per sopravvivere. ”Se scegli di procacciarti il cibo nei campi, devi accettare il fatto che probabilmente verrai violentata”, ha detto Pazienza Kengwa, 30 anni, che lavora nella miniera d’oro Kamituga. Fuggì dal suo villaggio, Luliba, dopo essere stata violentata cinque volte in due anni e mezzo. Ora sposta rocce e trasporta sacchi pesanti, guadagnando tra i 50 centesimi e un dollaro al giorno.
Dominique Bikaba, direttore di Strong Roots, un’organizzazione ambientalista che lavora con i minatori per migliorare le loro condizioni, ha denunciato: ”Queste ragazze e le donne stanno lavorando nelle miniere in condizioni di schiavitù. Guadagnano meno di un dollaro al giorno e sono spesso costrette a lavorare più duramente di quanto non siano fisicamente in grado di lavorare.”