Le possibili medicine per il debito

7 settembre 2011 | 14:55
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Le possibili medicine per il debito

“Una parte dei crediti in un modo o nell’altro dovrà essere annullata, un evento che pone di nuovo la questione del controllo del sistema bancario. Si dovrà inoltre eliminare, attraverso delle svalutazioni monetarie, l’eccesso di liquidità creato e la perdita di valore che ciò ha comportato. I paesi occidentali saranno obbligati a creare nuova ricchezza, soprattutto in una situazione di disoccupazione di massa. Una base di produzione degna di questo nome dovrà essere ricostruita”. Questo è il cuore dell’unica cura efficace per il problema del debito pubblico secondo l’esperta di economia Martine Orange. Problema che genera e rigenera le crisi economiche e il rischio default delle nazioni, che al momento grava soprattutto sulle economie mediterranee dell’eurozona.

Le cause

Martine Orange è un’esperta di economia che ha lavorato per “L’Usine Nouvelle”, “Le Monde” e “La Tribune” prima di pasare a “Mediapart”, per il quale si occupa soprattutto delle cause e degli effetti del debito. Per questo quotidiano on line, fondato dall’ex direttore di “Le Monde”, la stimata economista fa una disanima della crisi mondiale, partendo dal picco massimo: il crollo della Lehman Brothers. “Per ideologia, per incompetenza e per paura, i responsabili politici non si sono curati di quel momento fondamentale per riprendere il controllo di un sistema finanziario ormai senza più freni. Il periodo di tranquillità nel 2009 e nel 2010 aveva fatto credere loro che tutto poteva essere come prima. Ma negare la realtà non può essere una politica credibile-scrive l’Orange- In gran fretta, le banche centrali hanno messo a disposizione tutta la liquidità necessaria e non al sistema per evitare il crollo generale. I governi sono accorsi in aiuto di tutti i loro istituti di credito e hanno cercato di salvare l’economia. Ma se i singoli stati si trovano oggi in questa situazione drammatica, la causa è proprio nell’uso fatto del bilancio pubblico per salvare il mondo finanziario”. Per salvarle, le banche hanno acquisito  “un diritto di ricatto permanente sui governi e un diritto di ricorso illimitato alle finanze pubbliche. Tutto ciò in nome ovviamente della difesa dei correntisti, così come il piccolo azionista viene usato come alibi di un mercato borsistico che da tempo lo ha escluso”. Il tutto in cambio di nessuna relazione o azione da rendere agli stati. Gli azionisti che avrebbero dovuto assumere i rischi non sono mai stati sollecitati e l’enorme politica di privatizzazioni non ha fatto che agevolare maggiormente un sistema già putrido. Solo la Gran Bretagna ha nazionalizzato le sue principali banche. Al contrario, “tutti i responsabili politici francesi pensano di aver trovato la soluzione miracolosa: il federalismo, dicono, mentre fanno salti di gioia. Secondo loro, tutto ciò passa per un rafforzamento del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf) in attesa degli euro-bond”.

I paradisi fiscali  prosperano e le agenzie di rating, nonostante la loro azione fallimentare per il declassamento del debito americano, non sono state minimamente toccate e sono lasciate libere nella loro irresponsabile opera. L’Europa è il caso più esemplare di questo lassismo: non si è nemmeno dotata di una propria agenzia. Nessuna misura è stata adottata per vietare la vendita allo scoperto dei debiti sovrani né per controllare i rischi di mancato pagamento di un’obbligazione. In tal modo l’Europa è assolutamente dipendente da organismi privati americani per ottenere qualunque informazione.

I rimedi 

“Prima di tutto, è urgente bloccare la speculazione. Gli stati non possono permettere un tale scempio delle loro economie con il pretesto che è sconveniente toccare la libera circolazione dei capitali. A loro disposizione hanno le armi necessarie: dal divieto di vendita allo scoperto dei titoli di debito sovrano a un possibile controllo momentaneo dei capitali, sino alla mobilitazione delle banche centrali -scrive Martine Orange- In un secondo momento, l’Europa deve adottare delle misure per evitare il tiro al piccione della finanza sui debiti sovrani dell’eurozona. La vera soluzione passa per un cambiamento di statuto della Banca centrale europea, che deve accettare di diventare un prestatore in ultima istanza degli stati dell’eurozona”. Successivamente si devono eliminare tutte le deregolamentazioni del sistema finanziario e dell’economia del debito. In ogni modo, conclude laOrange, poiché la mole dei debiti è tale da non poter essere mai estinta, una parte dei crediti deve essere inevitabilmente annullata. Cosa che potrebbe risultare impensabile e irrealistica ma che è già avvenuta in ben 2 nazioni del mondo: il Nicaragua e l’islanda che hanno ottenuto l’annullamento del proprio debito estero e si sono svincolati dai crediti vantati dal Fondo Monetario Europeo e dalla Banca Mondiale