Inquinamento Fenice, l’assessore Mancusi si dimetta

19 settembre 2011 | 15:06
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Inquinamento Fenice, l’assessore Mancusi si dimetta

Se ce ne fosse ancora bisogno, abbiamo oggi l’assoluta certezza di un disastro ambientale provocato sin dall’inizio dell’attività dell’inceneritore Fenice. Tale disastro è stato a tutti i livelli mascherato e nascosto, fino ad oggi

Finalmente sono stati resi pubblici sul sito dell’Arpab – solo dopo reiterate richieste da parte delle associazioni e dei comitati dei cittadini – i dati relativi alle analisi dei pozzi piezometri posti presso l’inceneritore Fenice a San Nicola di Melfi. Dati mantenuti finora segreti e che si riferiscono al campionamento delle acque di falda sin dal 2002. Quindi, sin dall’inizio attività del termo-distruttore. I sospetti e/o le certezze di tutti hanno trovato piena conferma dalla loro lettura: l’inceneritore inquina le acque di falda sin dal 2002! E non siamo di fronte ad un inquinamento sporadico, ma continuo e costante, soprattutto per quanto riguarda il nichel, che è presente nelle acque di falda oltre i limiti da 9 anni.

Il 16 settembre 2011, in un incontro tra il vicepresidente della Giunta regionale e assessore all’Ambiente, Agatino Mancusi, il Direttore generale del Dipartimento, Donato Viggiano e l’amministratore delegato del gruppo Fenice, sono state stabilite delle linee guida da imporre all’inceneritore per contrastare i danni che sta provocando, e nel comunicato emesso, a seguito di questo incontro, si legge che la società (Fenice EDF) ha anche accolto le 
indicazioni venute dal vicepresidente del Consiglio Regionale, Mancusi circa la necessità di impiego delle migliori tecnologie di bonifica che consentano i risultati più efficaci nel minor tempo possibile. Nello stesso comunicato, in riferimento al sistema di emungimento delle acque, si legge che i valori di contaminazione sono per altro in calo.

Due le considerazioni immediate. La prima: l’assessore Mancusi chiede la bonifica del sito che viene costantemente inquinato dal 2002. Bonifica che verrebbe eseguita senza aver individuato, tanto meno risolto i problemi strutturali dell’impianto che sono causa dell’inquinamento stesso. In secondo luogo come non si può sottolineare l’ennesimo maldestro tentativo della comunicazione istituzionale di tranquillizzare le popolazioni. Non esiste alcun 
valore in calo, l’inquinamento delle acque di falda non si è mai interrotto sin dal 2002. Ma qual è la direzione di queste acque di falda? Dove sfociano? Chi le ha utilizzate?

In questi giorni, tra l’altro, abbiamo letto le più disparate dichiarazioni di amministratori nostrani che lasciano presagire che qualcosa sarebbe accaduto in quanto suonano come il disperato tentativo di sfuggire, da parte di ciascuno, dalle proprie responsabilità. Responsabilità che risalgono al 2002 e da cui nessuno deve sentirsi sollevato. Se ce ne fosse ancora bisogno, abbiamo oggi l’assoluta certezza di un disastro ambientale provocato sin dall’inizio dell’attività dell’inceneritore Fenice. Tale disastro è stato a tutti i livelli mascherato e nascosto, fino ad oggi, con occultamento di dati da parte di Arpa Basilicata e con la concessione di autorizzazioni da parte di Regione  e Provincia che hanno garantito all’inceneritore di continuare a bruciare ed a inquinare impunemente. A questo punto la magistratura deve assolvere assolutamente ai propri compiti di fronte ad un reato acclarato e aggravato dalla continuazione, la politica, a sua volta, deve dare segnali veri e non predisporre ridicoli incontri con le popolazioni per continuare a raccontare favole su monitoraggi, controlli più attenti.

Ancora una volta la Ola (Organizzazione lucana ambientalista) chiede con motivate argomentazioni le immediate dimissioni dell’assessore regionale all’ambiente, Agatino Mancusi e del suo direttore del dipartimento, Donato Viggiano, rei di aver posto in essere l’ennesimo, sconcertante tentativo di tranquillizzare le popolazioni dopo l’incontro con i vertici di Fenice, nonostante l’assoluta gravità della situazione che i dati Arpab dell’attuale gestione Vita 
confermino la reale drammatica situazione di disastro ambientale. La Ola rinnova, inoltre, la richiesta all’assessore provinciale all’Ambiente Massimo Macchia di sospendere in autotutela, finchè è ancora in tempo e prima dell’auspicato intervento della magistratura, l’autorizzazione provvisoria concessa dagli uffici della Provincia a Fenice, che non possono essere da lui considerate “un atto dovuto” per le evidenti problematiche connesse all’inquinamento legato al cattivo funzionamento dell’impianto, fermando così l’attività dell’inceneritore che inquina le falde e mette a rischio ogni giorno 
di più la salute dei cittadini.

Come per Fenice, non vorremmo ora scoprire, dopo 9 anni, che per l’Arpab ridiventa ufficiale l’inquinamento della Val d’Agri da parte delle attività del Centro Oli di Viggiano e delle innumerevoli attività minerarie estrattive in atto nella regione. Dove già sappiamo che si ammalano il 44% degli abitanti dei dintorni di cardiopatie respiratorie e dove occorrerebbe anche preoccuparsi del perché a Sant’Arcangelo si registrano percentuali altissime di lipomi e linfomi.

Prima, dunque, dell’ennesima e ridicola cabina di regia, commissione d’inchiesta, tavoli della trasparenza, si  affronti con decisione la problematica di Fenice e delle altre sorgenti inquinanti del circuito dell’acqua lucana, partendo dalle dimissioni di un assessore regionale e del suo capo dipartimento, necessari a resettare il rapporto compromesso con cittadini e con le associazioni che dopo 9 anni, nonostante le accuse infondate di allarmismo mosse, hanno avuto 
ragione a sospettare dell’operato di chi ha nascosto questa grave situazione.

 Ola- Organizzazione Lucana Ambientalista