Il principe dei musici

9 settembre 2011 | 19:48
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Il principe dei musici

Giovedì 8 settembre L’anniversario della morte del grande Madrigalista

La riscoperta. L’otto settembre del 1613 si spegneva la vita di uno dei più importanti musicisti del panorama tardo rinascimentale italiano. Fra i suoi maestri di musica Pomponio Nenna, Giovanni de Macque e Stefano Felis, fra i suoi grandi estimatori Igor’ Fëdorovič Stravinskij e Franco Battiato.

Come per tanti grandi artisti, prima che il mondo si accorgesse di loro, sono dovuti passare diversi lunghi secoli. La stessa sorte sembra stia toccando a Carlo Gesualdo, che dopo secoli in cui la sua fama di artista è stata oscurata da una triste vicenda, oggi la sua musica viene ogni giorno sempre più apprezzata e rivalutata.

La vita e l’assassinio. Il nostro Principe Carlo infatti, all’età di ventisei anni, nella notte fra il martedì 16 e il mercoledì 17 dell’ottobre del 1590 si rese colpevole di un efferato omicidio ai danni della moglie cugina Maria d’Avalos colta in flagranza di adulterio con il duca d’Andria e conte di Ruvo Fabrizio Carafa nella camera da letto di lei e brutalmente uccisi.

Un gesto che fece notevolmente scalpore all’epoca poiché Carlo era noto per essere un giovane tranquillo e di buoni sentimenti. Era inoltre un geniale compositore di musica, ma soprattutto aveva nobilissimi natali. Il giovane principe infatti, era nato da Fabrizio Gesualdo e Geronima Borromeo nel castello Pirro del Balzo di Venosa l’8 marzo 1566 e il padre Fabrizio apparteneva ad una delle più influenti famiglie della nobiltà del vicereame di Napoli.

Un delitto comunque covato e meditato, Carlo sapeva della relazione extraconiugale della moglie. Sebbene le circostanze lo giustificavano dal punto di vista della legge e del costume del tempo Carlo fuggì da Napoli e si rifugiò nell’inaccessibile ed inespugnabile castello-fortezza di Gesualdo, borgo situato nell’odierna provincia di Avellino.

Le nozze con Eleonora d’Este. Gli anni del dolore e della composizione. Dopo più di tre anni il principe convogliò nuovamente a nozze con Eleonora d’Este, e dopo un periodo di peregrinazioni fra Ferrara, Venezia, Barletta e Napoli nel mese di giugno del 1596 si stabilì definitamente nella vecchia fortezza di Gesualdo, che nel frattempo era diventata una splendida dimora.

In questi diciassette lunghi anni di desolazione, segnati da dolore, ossessioni e di rimorsi per la sua colpa, il principe di Venosa compose i suoi madrigali e offrì la sua protezione agli artisti. Dal suo castello avellinese Carlo non si mosse più, si stabilì definitamente e il paesello di Gesualdo godette della magnificenza del principe che, per cercare la pace dell’anima e il perdono di Dio, fra tante altre opere, fece edificare tre chiese e due conventi. Nel castello fece realizzare un teatro per la rappresentazione delle sue opere ed una stamperia per la pubblicazione dei testi musicali. Grazie ad egli la residenza divenne uno tra i più importanti centri musicali del tempo frequentato da appassionati e letterati tra cui anche lo scrittore e poeta Torquato Tasso.

Gesualdo con gli occhi dei grandi artisti contemporanei. A distanza di 400 lunghi anni la riscoperta della musica del principe è avvenuta stranamente, soprattutto grazie al compositore russo Igor Stravinskij, che definì Carlo Gesualdo come uno dei più personali ed originali musicisti mai nati. Lo stesso compose infatto, il “Monumento pro Gesualdo da Venosa”, una composizione per strumenti a fiato e archi, ultima opera del grande maestro russo. Anche Franco Battiato ha scritto una canzone intitolata “Gesualdo da Venosa” in cui ricorda la sua musica in questo modo: “I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa, musicista assassino della sposa cosa importa? Scocca la sua nota, dolce come rosa.”

Peccato che il comune di Venosa non gli abbia tributato nemmeno una piazza o una statua.