Fermare le trivelle

5 settembre 2011 | 14:46
Share0
Fermare le trivelle

In attesa di definire condizioni di sicurezza è opportuno fermare le trivellazioni e le attività estrattive.
La recente autorizzazione del pozzo “Pergola 1” di Marsico Nuovo, ripropone tutte le problematiche, perché mancano le risposte alle indicazioni ed alle richieste, anche di ordine tecnico, poste dell’intero Consiglio Comunale di Marsico Nuovo e da varie associazioni ambientaliste.
Pregressi accordi non possono costituire un alibi per accettare una verifica insufficiente delle  misure di salvaguardia per i cittadini e per l’ambiente.
L’esperienza di questi anni, per i danni che si sono creati, ci impone di rivedere le autorizzazioni precedenti.
Le indicazioni che, nel tempo, sono venute anche dalla varie associazioni ambientaliste scaturivano della esigenza di evitare rischi per la sicurezza dei cittadini e di inquinamento ambientale, a partire dalle falde acquifere. Per troppo tempo si è “giocato” sull’incertezza e la parzialità dei dati forniti dai livelli tecnici.
A parole tutti diciamo che la salute e l’ambiente sono un impegno prioritario, ma alla fine, bisogna constatare che i grandi interessi economici prevalgono sopra ogni altro aspetto. Le Istituzioni, attraverso la burocrazia, trovano sempre un cavillo, che favorisce i grandi interessi.
La vecchia storia dell’ “atto dovuto” è stata l’espediente giustificativo di scelte, spesso sfavorevoli per i nostri territori.
L’arroganza delle compagnie petrolifere, che hanno come unico scopo il profitto, deve essere opportunamente contrastata con regole ed atteggiamenti non accondiscendenti. C’è evidenza scientifica che le estrazioni petrolifere, nonostante sofisticati  e moderni meccanismi di salvaguardia, creano comunque danni di vario genere, tanto che in molti Stati la normativa è molto più severa e restrittiva,  con  limiti perentori alle perforazioni.
Non sono giustificati alibi che poggiano su dati del tutto parziali ed aleatori, che vogliono indurre false tranquillità.
Altrettanto è intollerabile qualsiasi concezione che vuole indurre alla “monetizzazione” dei danni.
La realtà ci dimostra che il petrolio non ha portato, nelle nostre zone, ne sviluppo ne lavoro, così come promessi. Altra costante è il non rispetto degli accordi da parte delle società petrolifere: è emblematica la storia della “Fondazione Mattei”, ferma alle grandi promesse iniziali.
La vicenda Agrobios, che oggi abbiamo sul tappeto e che interessa tanti lavoratori e ricercatori, è un altro impegno non mantenuto dall’ENI.
Perseverare con i medesimi errori e la stessa colpevole superficialità è cosa grave, di cui la classe politica attuale deve dare conto anche alle future generazioni.
Il mio appello è di “fare quadrato” fra le componenti politiche, sociali ed associative per evitare che nuovi inquietanti scenari  si concretizzino nella nostra Regione.
La Val Basento insegna.
La Val d’Agri è un territorio di grande pregio ambientale ed una risorsa per l’intera Regione.
Inquinare le falde acquifere di quest’area significa compromettere, per sempre, due aspetti fondamentali quali il turismo e l’agricoltura; vettori che, opportunamente sostenuti, possono portare concretamente sviluppo e lavoro.
        Enrico Mazzeo
      Vicepresidente Consiglio Regionale Basilicata