Acque Calvello, confortanti i risultati delle analisi
La qualità delle acque sotterranee delle sorgenti Acqua dell’Abete e Acqua Sulfurea è risultata buona garantendone così la potabilità; un esito confortante da un lato ma di contro sono stati riscontrati particolari fenomeni come la presenza di fanghi rossastri. In questo senso le ipotesi sono due: si potrebbero imputare a cause naturali ma ci sono anche motivi validi per sostenere la tesi secondo cui la presenza di questi materiali siano effetti della mano dell’uomo, in particolare di estrazioni petrolifere”. Lo rende noto il consigliere Navazio (Ial) riportando i risultati dello studio effettuato nelle sorgenti del territorio calvellese, poste sotto sequestro dalla magistratura un anno fa, ed esposti dall’ingegnere Maurizio Polemio, responsabile della sede di Bari dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI), all’incontro che si è svolto sabato 17 settembre a Calvello e organizzato dal movimento Io Amo la Lucania.
“Un anno fa – prosegue Navazio – prendemmo l’impegno verso la comunità calvellese di dare delle risposte agli equivoci e ai dubbi che da anni si alimentano intorno al fenomeno. Abbiamo voluto così adempiere ad una politica del fare, dando così una svolta a quella politica che fino ad oggi è stata latitante dinanzi a tematiche che oggi vedo in pericolo l’ambiente”.
Il consigliere Navazio fa sapere che “le indagini accurate anche se preliminari, esposte dall’ing. Polemio nella sua relazione, si sono svolte in due step, a febbraio e ad aprile scorso attraverso dei prelievi di fanghi prevalentemente in superficie. Non si è registrata nessuna traccia di idrocarburi, mentre sono presenti dosi non trascurabili di bario, ferro, alluminio e manganese che dà vita alle polle rossastre. Di certo, secondo il Cnr, risultano errate le ipotesi di studio fatte dalla procura di Potenza secondo cui i fanghi erano arrivati lì perché trasportati dall’uomo”. “All’incontro – continua Navazio – era presente tra gli altri anche il direttore generale dell’Arpab, Raffaele Vita che ha tenuto a sottolineare come ‘l’iniziativa e l’impegno portato a termine da Io Amo la Lucania sarà per l’Agenzia uno stimolo per consolidare una metodologia d’approccio fermo restando che tutti abbiamo il dovere di non cadere nell’errore di creare inutili allarmismi’”.
“Noi offriremo le conclusioni dello studio sia all’amministrazione comunale che all’Arpab – conclude Navazio – affinché meglio possano continuare ad operare e con una richiesta al direttore Vita di rivederci, qui a breve, con ulteriori risultati intorno al fenomeno, perché certamente si tratta di una questione ancora aperta e la tematica dell’ambiente non può e non deve essere presa sottogamba”.
Un impegno, quello di proseguire nelle indagini, suggerito anche da Polemio secondo il quale “Gli approfondimenti realizzati e che non hanno permesso di discernere con certezza se il processo di arricchimento in metalli delle acque che dà vita alle polle rossastre sia del tutto naturale o sia condizionato da attività antropiche potrebbero essere perseguiti in modo certo e scientificamente rigoroso con studi che rafforzino il quadro conoscitivo sulle acque e che si avvalgano sia di indagini geognostiche che geochimiche”.