“Niente tango, siamo lucani”

26 agosto 2011 | 20:01
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“Niente tango, siamo lucani”
“Niente tango, siamo lucani”
“Niente tango, siamo lucani”
“Niente tango, siamo lucani”

 Al posto del tango c’è la processione seguita dalla banda La Piccola Italia. Siamo nell’hinterland di Buenos Aires, a Isidro Casanova, in un giorno speciale in cui tutto parla lucano

C’è la processione con il santo portato a spalla e c’è la banda che segue, suonando musica tradizionale italiana. Ci sono Vito, Maria, Giovanna, Pietro, Antonio. Tra loro parlano in dialetto lucano. E poi ci sono Pedro, Juana, Pablo, Carmelita. Lucani, anche loro. Di sangue. Ci troviamo alle porte di Buenos Aires. A Isidro Casanova, dove i nomi italiani, e soprattutto lucani, ai campanelli delle abitazioni, sono davvero numerosi.

La Società italiana San Rocco. Antonio Caggianese partì da Savoia di Lucania, nel 1950. Come tanti suoi conterranei andò cercar fortuna in Argentina. I primi anni, non facili, non gli lasciarono il tempo della nostalgia. Si doveva lavorare per costruirsi un futuro in un Paese sconosciuto. Poi però quando la sua piccola fabbrica di soda cominciò ad andar bene, il ricordo della sua Basilicata divenne più vivo. E così, sul finire degli anni Settanta, Antonio, aiutato da due compaesani, Carmelo Agoglia e Vincenzo Faruolo, fondò la Società Italiana San Rocco. La finalità era tenere vive le tradizioni lucane e tramandarle ai propri figli. Il nome fu scelto per onorare il santo patrono del loro paese italiano nel loro paese argentino. La società si riunì per la prima volta in casa di Antonio Caggianese nel 1981. Quello stesso anno, nella cattedrale di San Justo fu presentata ufficialmente nel corso di una celebrazione che nessuno dei presenti dimenticherà finchè vive. La cettadrale si riempì di lucani giunti da Tablada, Lomas de Mirador, San Nicolàs, San Lorenzo.

Nel 1987 la Società San Rocco inaugurò l’omonima cappella a Isidro Casanova. Da allora ogni domenica dopo il 16 agosto, nella “Parroquia de San Roque, si festeggia il santo di Montpellier. Molti di quegli uomini e quelle donne che contribuirono alla costruzione della chiesa non ci sono più. Ma a tenerne vivo il ricordo ci sono i loro figli. Uomini e donne col nome italiano tradotto in spagnolo.  

 Juana Caggianese è tra questi. E’ figlia di Antonio, uno dei fondatori della Società San Rocco. Con suo marito Pedro Gonzalez, quest’anno, per la prima volta è venuta in Basilicata a conoscere  i suoi parenti di Savoia di Lucania. Tramite loro, il parroco della Chiesa di San Rocco di Isidro Casanova, don Marcelo Dominguez, ha inviato una lettera al suo collega salviano, don Pompeo Monaco e al sindaco di Savoia. Nella missiva, il sacerdote argentino racconta la storia della Società Italiana di San Rocco e della omonima parrocchia e del fondamentale contributo dato alla costruzione della Cappella di Isidro Casanova dagli emigranti lucani che “hanno rappresentato con onore la terra da cui partirono e che per questo meritano di essere ricordati”.

I figli lucani col nome spagnolo. Oggi la Parrocchia argentina di San Rocco è un punto di riferimento importante per la spiritualità. Vi si incontrano i lucani col nome italiano tradotto in spagnolo. Pablo, Vicente, Juana, Francisco, Carmelita, Pedro, parlano bene il castigliano, al contrario dei loro genitori. Ogni tanto però, quando si ritrovano tutti insieme, si lasciano sfuggire qualche frase nel dialetto appreso dalla mamma o dal papà. Un dialetto, che noi lucani di dentro, non sappiamo più parlare …..