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Operaio Stellantis: “Ci guardiamo come cani che stanno per mordersi”

1 luglio 2024 | 17:11
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Operaio Stellantis: “Ci guardiamo come cani che stanno per mordersi”
Foto di repertorio

Le toccanti parole di un lavoratore di Melfi: “Non ti sottometti alla volontà dei capi? E allora devi stare casa. Molti di noi sono esausti”

Sceglie la lettera appello, un operaio Stellantis di Melfi che ci ha contattati. Ed è come un fiume in piena che tracima dagli argini. Senza peli sulla lingua esprime tutto il suo disappunto per “lo schifo”, così lo definisce, che sta accadendo in fabbrica. “Non ti sottometti alla volontà dei responsabili di produzione? Pretendi che vengano rispettate le direttive per la sicurezza sul lavoro? Allora devi stare a casa perché non si può perdere tempo nel salvaguardare la salute e la sicurezza dei singoli. Bisogna fare il massimo della produzione senza guardare in faccia a nessuno”. Dice di esserci passato “sia da responsabile di un gruppo di lavoro, sia da operaio semplice”. Fa un passaggio sulla richiesta fatta all’azienda di qualche giorno di ferie per assolvere a delle questioni personali. “Non possiamo darti le giornate perché abbiamo bisogno di personale”, gli sarebbe stato risposto. E poi la nota dolente dopo quasi 30 anni di lavoro e logorio quotidiano. “Oggi dopo anni che mi sono e ci siamo spaccati la schiena senza batter ciglio – afferma – riscontriamo problemi a livello fisico, e la cosa è generalizzata per le persone che lavorano sulla linea di Montaggio”.

Ed è a questo punto che emerge la figura più volte stigmatizzata su questo giornale, dell’operaio inteso come un pezzo di ricambio, facilmente sostituibile se diventa essere pensante o se denuncia ciò che non va. “Stai a casa perché non soddisfi le nostre esigenze, cioè parli troppo”. Ne ha anche per i sindacati, il lavoratore. “I sindacati e i loro rappresentanti – aggiunge – se interpellati ti rispondono in modo scocciato, forse perché hanno paura di perdere i loro priviliegi acquisiti”. E a testimonianza di ciò che afferma, cita un dato. “Se non erro si doveva votare per il rinnovo dei rappresentanti rsa (rappresentanti sindacali aziendali, ndr) ma da quanto ho appreso ai vertici aziendali vanno bene quelli attuali”. Passaggio forte, a cui ne aggiunge un altro con cui chiama direttamente in causa i carichi di lavoro e le postazioni sempre più dure, ai limiti dell’umano. “Per chi in silenzio ha ancora la forza di lavorare a questi ritmi, fai parte di una cerchia privilegiata, e non esiste cassa integrazione. Sei indispensabile. Vai a lavorare anche quando il tuo turno è fermo, perché non si lavora sul turno di notte”. In sintesi, per parafrasare l’ultimo passaggio, c’è chi lavora quasi sempre, anche quando il suo turno dovrebbe stare a riposo, e c’è chi non lavora quasi mai.

Abbiamo riportato, nei mesi scorsi, molti casi di lavoratori con limitazioni, che venivano chiamati al massimo 4 giorni al mese. E poi l’ultima stoccata, forse la più dura, che descrive una condizione collettiva che è condivisa da molti suoi colleghi. “La maggior parte dei lavoratori – conclude l’operaio- è disgustata dalle situazioni che si stanno creando nel contesto lavorativo, ci guardiamo come cani che stanno per mordersi. Che schifo”. Sin qui le sue parole. E forse, concludiamo, proprio per non guardarsi in quel modo, per non reggere condizioni ormai disumanizzate e disumanizzanti, molti lavoratori stanno lasciando, accettando gli incentivi all’esodo proposti dall’azienda. I ben informati parlano di file sempre più lunghe, il venerdì, davanti agli uffici dove si presentano le dimissioni. Tutti in fila, accompagnati da un rappresentante sindacale. Questo l’iter, ormai ben noto a chi lavora “giù” a San Nicola di Melfi, nello stabilimento Stellantis.