Morti sul lavoro, in Basilicata 4 in cinque mesi

2 luglio 2024 | 10:19
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Morti sul lavoro, in Basilicata 4 in cinque mesi

Uil: “incremento delle malattie professionali sollecita particolare attenzione: nei primi cinque mesi del 2024 le denunce sono state 1657”

Sono quattro i morti sul lavoro, in Basilicata, nei primi cinque mesi del 2024. La Uil, su dati forniti dall’Inail, ha denunciato il peggioramento della situazione della sicurezza sul lavoro e della salute dei lavoratori stessi negli ultimi anni. Secondo lo studio, in cinque mesi in Basilicata ci sono stati 4 morti (2 nel posto di lavoro 2 in itinere) e le denunce per malattie professionali sono cresciute del 50%. L’incremento delle malattie professionali in Basilicata sollecita particolare attenzione: nei primi cinque mesi del 2024 le denunce sono state 1657 (994 provincia di Potenza e 663 provincia di Matera) ed hanno interessato 1052 lavoratori e 606 lavoratrici. Per settori al primo posto industria e servizi (988) denunce, a seguire pubblico impiego (470) e agricoltura (199). Le fasce d’età più colpite: 55-59 anni con 197 denunce e 50-54 anni con 193.

Diversi i problemi riscontrati nei primi 5 mesi del 2024, che hanno fatto registrare performance a livello nazionale in alcuni casi anche gravi: le denunce di infortunio sul lavoro sono state 251.132, +2,1% sul 2023; gli incidenti che hanno causato vittime sono stati 369, +3,1%; i casi di malattie professionali denunciate sono stati quasi 39mila, +24% sul 2023

Proprio il dato delle malattie professionali è quello in maggiore aumento anche rispetto al 2022. In due anni la crescita è stata del 50%. Questo dato potrebbe però essere ancora influenzato dai lockdown dovuti alla pandemia da Covid-19. Durante il periodo tra il 2020 e il 2022 infatti le informazioni su infortuni e malattie lavorativi sono state fortemente alterate dalle circostanze pandemiche. Nel 2022 ad esempio erano ancora in atto alcune restrizioni. Era ad esempio ancora molto diffuso il lavoro da remoto, che potrebbe aver contribuito a un dato particolarmente basso nelle malattie denunciate semplicemente a causa della presenza minore di persone sui posti di lavoro. 55mila morti in 35 anni: “Serve una procura speciale”

“Negli ultimi 10 anni la media è stata quasi di 1.200 vittime annue”. È la denuncia che emerge dallo studio curato dalla Uil e redatto da Devitalaw ‘Il lavoro che uccide, la strage impunita’, dove si ricorda che secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Inail, “nel solo 2023, a fronte di 585.356 denunce totali, 1041 hanno riguardato infortuni mortali” e “nei primi 3 mesi del 2024 sono state presentate già 145.130 denunce di infortunio (+0,38% rispetto al primo trimestre 2023) e sono stati registrati già 191 decessi”. Numeri alla mano, “il 91,7% dei casi mortali ha riguardato uomini” e quasi la metà dei casi ha riguardato la fascia di lavoratori di 50-64 anni, anche se nel corso del 2023 “è aumentata l’incidenza nella fascia dei lavoratori under 20, con un incremento dell’11,7%: da 73.862 a 82.493 casi”, ribadisce il sindacato. Elevata anche l’incidenza dei casi mortali che hanno riguardato gli stranieri: “oltre il 65% degli infortuni mortali avvenuti in occasione del lavoro nel 2023, considerando ovviamente solo i lavoratori regolari”.

“Serve istituire una procura nazionale speciale capace di istituire e velocizzare i processi, che troppo spesso rischiano di finire in prescrizione. A Latina è stato sequestrato il mezzo che ha provocato l’incidente mortale ai danni di Satnam Singh. Noi diciamo che va sequestrata l’azienda e il titolare va messo in carcere” dice il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri.

Proprio l’ultimo grave caso di morte sul lavoro, quello del bracciante Satnam Singh, ha riportato l’attenzione sulle condizioni di lavoro degli stranieri in Italia. L’incidenza dei casi mortali sugli infortuni denunciati è molto più alta nel caso ad essere coinvolto sia un lavoratore non italiano. L’agricoltura in particolare ha fatto registrare alcuni dati preoccupanti all’inizio del 2024, con un aumento dei decessi sul lavoro. Il settore primario non è però quello più rischioso per i lavoratori. Il primato spetta all’industria e ai servizi, con 312 casi mortali contro i 40 dell’agricoltura. 17 i morti che l’Inail rivela nell’ambito del “Conto Stato”.