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Minacce a due magistrate, arrestato

20 giugno 2024 | 10:51
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Minacce a due magistrate, arrestato

La misura cautelare è stata eseguita su richiesta della Dda di Potenza che ha coordinato le indagini condotte dalla Polizia

Nella mattinata odierna, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Potenza, la Squadra Mobile e Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo di Lecce ha eseguito un ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Potenza su richiesta della Dda, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di Pancrazio Carpino, indagato per i reati di violenza e minaccia ai danni di Carmen Ruggiero, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce e di Maria Francesca Mariano, Gip presso il medesimo Tribunale. Condotte, tutte ritenute finalizzate ad intimidire e condizionare l’operato dei magistrati, e messe in atto con l’uso del metodo mafioso.

Il provvedimento scaturisce da un’indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Potenza e sviluppata dalla Polizia di Stato, da cui sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico di Carpino ritenuto gravemente indiziato di appartenere alla “Sacra Corona Unita” e, in particolare al clan “Lamendola — Cantanna”, facente parte della frangia mesagnese del sodalizio.

Le attività investigative sono state avviate in seguito al grave episodio verificatosi a Lecce nella notte del 2 febbraio scorso allorquando ignoti criminali, giungendo fin dietro la porta di una delle due magistrate, a scopo intimidatorio, avevano posizionato la testa decapitata di un capretto, in cui era stato conficcato un coltello. La specifica vicenda, secondo la ricostruzione accusatoria, si colloca nel contesto di una catena di gravi episodi di minacce ed azioni finalizzate a condizionare l’attività dei magistrati impegnati in indagini sul crimine organizzato salentino.

Le modalità delle condotte poste in essere contro le vittime, caratterizzate da forza intimidatrice tipicamente mafiosa, sono state considerate dal Giudice fondamento dell’aggravante del metodo mafioso contestata all’odierno indagato, che, al termine delle formalità di rito, è stato sottoposto alla misura cautelare dell’arresto in carcere.