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Mafia in Basilicata, con la ‘benedizione’ della ‘ndrangheta

18 giugno 2024 | 12:13
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Mafia in Basilicata, con la ‘benedizione’ della ‘ndrangheta

Pubblicata la Relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2023

È stata pubblicata la Relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2023, presentata dal Ministro dell’Interno, e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del primo semestre del 2023.

In Basilicata – si legge nella relazione – l’evoluzione del fenomeno mafioso si sostanzia in maniera differente tra le province di Potenza e Matera. La criminalità dell’entroterra potentino, per quanto soggetta ad una primigenia influenza della camorra campana, ha ottenuto nel tempo il riconoscimento criminale della ‘ndrangheta, operante nel settore degli stupefacenti, delle estorsioni, delle rapine e dell’usura. L’area costiera della provincia di Matera ha subito nel tempo l’influenza dei gruppi tarantini, che lungo la fascia jonica hanno costituito un asse criminale con gruppi autoctoni e i clan calabresi. Gli interessi prevalenti su questa fascia costiera sono quelli del traffico di stupefacenti, anche con la partecipazione di sodalizi albanesi, delle estorsioni e del riciclaggio, soprattutto nelle attività del settore turistico alberghiero. Una operazione condotta dalla Dia in provincia di Potenza nei primi sei mesi del 2023, quattro quelle in provincia di Matera. Sono stati in totale 17 i provvedimenti interdittivi antimafia adottati, nei confronti di società a rischio infiltrazioni, dai due Prefetti lucani: 13 da quello di Potenza e 4 da quello di Matera.

Tornando al contesto nazionale l’analisi degli elementi info-investigativi estratti dal patrimonio informativo della DIA restituisce uno scenario della criminalità organizzata italiana che conferma come le organizzazioni mafiose, da tempo avviate ad un processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti socio-economici ed alla vantaggiosa penetrazione dei settori imprenditoriali, abbiano implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale ma mai ripudiato, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive. Lo dimostrano, da un lato, le numerose indagini di contrasto condotte nell’ambito dell’accaparramento da parte dei sodalizi mafiosi di appalti e servizi pubblici e, dall’altro, gli omicidi commessi in contesti di mafia, soprattutto nel territorio campano e pugliese, e i sequestri di armi effettuati anche in questo semestre.

In questo contesto, l’uso della tecnologia assume un ruolo determinante per l’attività illecita delle organizzazioni criminali, che con sempre maggiore frequenza utilizzano i sistemi di comunicazione crittografata, le molteplici applicazioni di messaggistica istantanea e i social. Dagli esiti delle indagini concluse nel semestre emerge come la principale fonte di redditività dei cartelli criminali, al livello transnazionale, continui comunque ad essere il traffico di sostanze stupefacenti, a volte gestito mediante nuovi modelli organizzativi capaci di sfruttare il web soprattutto nella fase dello smercio. Questo aspetto di “internazionalizzazione” si manifesta a tutti i livelli, anche nell’attività di cessione al minuto, in qualche caso demandata a manovalanza straniera per compiti meramente “esecutivi”

A livello strategico, questa propensione internazionale dei sodalizi si estrinseca con la capacità di stringere rapporti con i maggiori narcotrafficanti stranieri per attivare nuovi canali di approvvigionamento dei carichi di stupefacenti. Significativi anche i segnali dell’inserimento delle consorterie nella gestione degli enti pubblici che altera il buon andamento della pubblica Amministrazione. Al riguardo, non sono mancati, sebbene limitati a precise aree del meridione, anche nel semestre in rassegna i provvedimenti di scioglimento per infiltrazione mafiosa di 3 amministrazioni comunali in Sicilia, 2 in Calabria e 1 in Puglia, a dimostrazione di come sia ancora il contesto territoriale del meridione ad essere maggiormente permeabile.