La città di Potenza nelle mani delle “Signorie”

21 giugno 2024 | 13:40
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La città di Potenza nelle mani delle “Signorie”
Un tratto di via del Gallitello

Agiscono indisturbate grazie alla sonnolenza di svogliati cittadini, all’ingenuità di altri e all’egoismo di altri ancora. Nulla è come appare

Lo diceva Socrate, se non erro: “È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza.” I cittadini o, se volete, gli elettori come al solito sono destinatari di una quantità enorme di informazioni sui candidati, sulle coalizioni, sui presunti programmi per la Città e tuttavia, non sanno che cosa succede realmente. E allora proviamo a spiegarlo di nuovo. Il ballottaggio tra Telesca e Fanelli di domenica e lunedì prossimi è una sfida che ha poco a che fare con gli interessi dei cittadini e della città. È una messa in scena ben architettata mediaticamente e politicamente da personaggi e gruppi che da sempre decidono che tempo deve fare nei cieli del Capoluogo e non solo.

Agiscono indisturbati grazie alla sonnolenza di svogliati cittadini, all’ingenuità di altri, alla cazzimma egoistica di altri ancora. Si paga il prezzo di una società locale scarsa di politica e vuota di partecipazione. Scarsità e vuoto colmati nel tempo da una sottocultura del benessere e da uno sfilacciamento del senso di comunità.  E non c’è “sfilata dei turchi” che tenga, sempre più confusionaria, a simboleggiare la confusione in cui versa la città. E non c’è san Gerardo che tenga, ricorrenza che ha perso lo spessore spirituale di un tempo per trasformarsi in strumento di folclore.

La cultura comunitaria di appartenenza è in continua smagliatura da almeno 30 anni, si è sfilacciata. C’è la velocità di un pezzo di società che continua ad avanzare in termini di reddito, posizione, capitale di prestigio; c’è la velocità di un pezzo di società che rallenta, indietreggia, peggiora e crea problemi di diversa natura. La rete estesa di legami comunitari è rete familistica, di furbizie. Potenza è il centro della politica che consuma fiducia erodendo le basi morali della convivenza sociale. La città è molto vicina a ciò che il Censis un tempo chiamava società mucillagine. Una città poltiglia, pessimista, una mucillaggine di individualismi e di ritagli personali. Una mucillagine che dondola in una società vacua, banale, incapace di generare coesione e sviluppo.

È così che le “signorie” locali vogliono la città. È così che l’hanno costruita con la complicità di ignari cittadini e di consapevoli servitori. Intorno a quelle signorie sono cresciuti giovanotti e giovanette rampanti della piccola e media borghesia grottesca e parassitaria, gente che campa di apparenze e di vipperie da quattro soldi. Spesso incolta, ma abile nell’agitare la retorica “volgare”, fatta di aspiranti al potere e allo stipendio nell’amministrazione pubblica.

Telesca e i suoi apparentati, Fanelli e il suo seguito, sono figli di quelle signorie sempiterne, che si rigenerano per via “ereditaria” e trasformano tutto senza che nulla cambi se non in meglio per loro e in peggio per i cittadini.  Chiunque vinca, apparentemente,  il ballottaggio, si sappia che la sfida è tra vecchie e nuove signorie, ma anche no: perché nelle vecchie ci sono pezzi delle nuove e nelle nuove c’è l’impronta di quelle vecchie.

La città cambierà volto quando a guidarla saranno un sindaco, una giunta e una maggioranza di persone colte, visionarie. Persone che assumano a fondamento dell’azione il pensiero, lo stile, l’educazione. Che sappiano investire nel futuro del Capoluogo e dei suoi cittadini, anziché nella carriera di Tizio, nella concessione edilizia di Caio e nella fortuna di Sempronio. E questo accadrà quando i potentini lo vorranno, semmai lo vorranno.