Altri tempi quando i sindacati si occupavano del lavoro

28 giugno 2024 | 14:29
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Altri tempi quando i sindacati si occupavano del lavoro
Tortorelli, Mega, Cavallo

Oggi si occupano di tutto e si promuovono come “sindacato dei cittadini”, “sindacato di comunità” e chi più ne ha più ne metta. Le conseguenze sono evidenti a San Nicola di Melfi, a Viggiano, a Tempa Rossa e non solo

Prendono la parola su tutto, alcuni di loro sembrano esperti di economia, politica, scienza, filosofia, sociologia, sanità e così via. Sembrano, perché il più delle volte non lo sono per niente. Ma devono prendere la parola, comunque, per dire “esisto”. Fanno più politica che sindacato e nel frattempo i lavoratori, i disoccupati, i precari, gli schiavi vanno in malora. Parlo della Basilicata, soprattutto. Un continuo invio di comunicati stampa sugli argomenti più vari. Sulla stessa questione ogni sigla deve dire la propria, spesso a casaccio, tanto per… Intanto, se analizziamo quanto è accaduto in Basilicata negli ultimi decenni, scopriamo che i sindacati non sono stati capaci di far pesare il loro ruolo, forse anche perché ne hanno assunti molti esercitandoli anche con modalità discutibili.

La loro azione ha perso nel tempo peso ed efficacia. Fanno opposizione politica male sui temi del lavoro e soverchia su argomenti propri dell’opposizione dei partiti e degli eletti. La confusione nasce anche dalla crisi dei partiti, i quali hanno registrato un forte calo di partecipazione e militanza lasciando spazi di manovra al sindacato, anch’esso indebolito e alla ricerca di nuove frontiere, su un terreno propriamente politico. In tal modo si è sviluppata una sindrome dell’impotenza – nei partiti e nei sindacati -nell’affrontare le questioni più scottanti del lavoro. Quello che accade negli stabilimenti petroliferi, nell’indotto e nei subappalti a Viggiano e Tempa Rossa, dimostra la scarsa incidenza e a volte la scarsa volontà di risolvere i problemi dei lavoratori. Magari vi è una questione di capacità e di competenze.

Quello che accade ed è accaduto in questi anni nello stabilimento automobilistico di Melfi e nell’indotto di San Nicola, è emblematico della debolezza sindacale sotto molti punti di vista. Sul disastro Stellantis occorre autocritica e riconoscere la propria parte di responsabilità. Qualche giorno fa il segretario generale Fiom Cgil nazionale, Michele De Palma, intervenendo a Potenza ha affermato: “È arrivato il momento di un confronto duro e necessario per saturare il lavoro negli impianti e garantirne la qualità, oltre che il salario per i lavoratori. La Fiom non è più isolata, perché stiamo lottando insieme e continueremo a farlo per ottenere investimenti e lavoro perché altrimenti non c’è contrattazione. E se ciò non accade la responsabilità è tutta dell’azienda, delle Istituzioni locali e della Presidenza del Consiglio.” Ecco, la responsabilità non è mai dei sindacati, grave errore strategico. Si usano parole tipo “confronto duro” per evitare di esprimerne il significato: conflitto, scontro. Che cosa si intende per “confronto duro?” Fino ad oggi il confronto è stato morbido?  Questo tentennare tra moderatismo e ribellismo è tipico dei sindacati lucani, e De Palma lo ha colto in pieno.

Oggi il segretario regionale lucano della Uil, in una nota alla stampa, ha diffuso una sintesi della sua relazione al Consiglio Confederale Uil Basilicata che si è svolto oggi nella sala conferenze del Centro Polifunzionale Caritas di Tito Scalo. Ebbene, dice le stesse cose degli anni scorsi, fa ragionamenti politici e parla come un economista di livello internazionale. Intanto i temi affrontati in quella relazione hanno poco a che fare con le questioni vere e con le condizioni dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari e degli schiavi. Tornate ad occuparvi di lavoro e delle condizioni in cui è ridotto il lavoro. Forse qualcosa cambierà dopo 30 anni di nulla in questa regione. Sarebbe anche il caso di evitare i continui travasi di dirigenti dal sindacato alla politica e viceversa, dal sindacato agli incarichi negli enti sub-regionali e nelle aziende a partecipazione pubblica.