Basilicata post-elezioni: l’alternativa è possibile?

Quello che penso della suggestione di Michele Finizio sulle Avanguardie

Devo ancora superare lo choc dei risultati elettorali delle regionali, e le ultime notizie sul redde razionem dell’ex campo largo, che arriva la suggestione di Michele Finizio sulle avanguardie: “Avanguardie, non avventurieri, Masanielli e improvvisatori.”

Spero che nessuno interpreti questa suggestione come punto di arrivo o come adesione a progetti vaghi. Io la vedo come l’inizio di un percorso, non solo di una riflessione e un’analisi approfondita, ma anche lo stimolo a uno studio su come si fa l’alternativa con le avanguardie.

Il cambiamento necessario

Nel 2009 fondai l’associazione “Pinguini Lucani”. Il nome prendeva spunto dalla favola “Il nostro iceberg si sta sciogliendo” di John Kotter, il più grande teorico del cambiamento nelle organizzazioni sociali.  Era la storia di una colonia di pinguini che per sopravvivere doveva cambiare paradigma e con cui Kotter divulgava la sua teoria degli otto step per il cambiamento.

Il primo, per quanto ovvio, è la necessità del cambiamento. Questo non è un valore in sé ma una faticosa azione che si fa solo se è indispensabile. Nella favola l‘avanguardia dei pinguini scoprì una crepa nell’iceberg in cui la colonia viveva e che questa crepa era il segnale che l’iceberg si stava inesorabilmente sciogliendo. Si trattava di un segnale debole le cui terribili conseguenze erano individuate dalla avanguardia nella morte della colonia e dei suoi membri.

La soluzione individuata implicava un drastico cambiamento persino della quotidianità e una riorganizzazione profonda dei valori e delle gerarchie sociali. Questo era possibile solo comunicando a tutti i pinguini prima l’urgenza, poi il piano e l’efficacia di un cambiamento così radicale. Cosa difficile con un segnale così debole come una singola crepa.

Ma se non si ha una visione per risolvere il problema e della direzione del cambio di paradigma è inutile allarmare la colonia. Gli effetti sarebbero devastanti. I pinguini avrebbero lottato tra loro per edificare il proprio igloo sulla cima dell’iceberg, dove prima non voleva costruire nessuno, nella speranza di essere gli ultimi a sopravvivere contando in un miracolo all’ultimo momento. Altri pinguini avrebbero staccato un pezzo dell’iceberg spingendolo a nuoto verso nord in aree più fredde.

Fuor di metafora lo spopolamento lucano è una crepa visibile da tempo ma se non ci sono proposte e soluzioni credibili e condivise si cercheranno soluzioni individuali. Il posto ottenuto dai cacicchi di turno, o staccare Matera da Potenza per farne una provincia pugliese.

Perché si fa politica

Ognuno ha le sue motivazioni. Per quanto mi riguarda se non fossi certo che esiste un cambio di paradigma utile per invertire la rotta del sottosviluppo, essendo timido e spigoloso, mi sarei da sempre fatto i fatti miei.

In questa situazione ritengo particolarmente pericolosi quei gruppi che si ritengono di “avanguardia” i quali pensano che gestire meglio i fondi europei o le royalties o la sanità o quant’altro sia sufficiente. Quindi sentendosi mediamente più bravi di chi gestisce il vapore attualmente, si fanno avanti. Cambiare ceto politico senza modificare il quadro strutturale darà solo l’illusione del cambiamento. Per non parlare di ricambi generazionali o di genere. Come se i politici di oggi non fossero state le giovani promesse di ieri o come se le assessore lucane della attuale e delle passate gestioni non avessero dato anche loro pessima prova. Inoltre i capaci messi al servizio di una visione sbagliata provocano più danni degli incapaci.

Se i fondi europei o del PNRR vengono spesi, per esempio, per costruire ‘centri di aggregazione giovanile’ dove i giovani non ci sono più, è meglio avere funzionari incapaci. Almeno non ci si indebita inutilmente.

Ho lavorato in diverse aziende in ruoli chiave, ma non ho mai pensato che chi mi aveva preceduto fosse un fesso. Mi sono sempre occupato di strategie aziendali in contesti difficili, se avessi avuto come unica visione strategica per il successo il cambio di management avrei sempre prodotto piani fallimentari.

Le avanguardie

Il primo passo per essere avanguardia è quindi condividere l’urgenza del cambiamento e, soprattutto, condividere la visione del futuro lucano e quel poderoso complesso di piani coordinati per realizzarla. Senza questo è inutile pensare a qualsiasi azione. Non serve, non basta, non è necessario, è inutile l’ennesimo elenco di problemi e buone intenzioni.

La difesa degli interessi

La politica sana è la difesa di interessi di parte, che poi vanno mediati con quelli altrettanto legittimi delle altre parti per massimizzare il bene comune. In Basilicata gli unici interessi che contano sono quelli individuali e dei cacicchi e capibastone. Una politica malata. Ma quali sono gli interessi da difendere per le avanguardie? Chi risponde: “Quelli dei lucani” non ha compreso la natura del problema. Un lucano che vive in Lombardia o in Veneto ha interessi diversi dai lucani che vivono a Potenza o a Matera, anche sulla Autonomia differenziata, per esempio. E viceversa. Come gli interessi dei lavoratori dipendenti sono diversi da quelli dei datori di lavoro, lucani o meno eccetera.

Finché non capiremo che la difesa degli interessi di un territorio, a prescindere se si è operai o agricoltori o dipendenti pubblici o privati o imprenditori, significa difendere gli interessi di tutti quelli che in un territorio ci vivono e la cui difesa deve essere prevalente, almeno nelle elezioni locali, il Sud rimarrà quello che è.

Al nord lo hanno capito talmente bene che tutti i partiti, destra e sinistra, lisciano da sempre il pelo ai territori. L’autonomia differenziata, il privilegiare gli investimenti e la spesa pubblica al nord ne è la conseguenza. Se la priorità è la difesa del territorio lucano le avanguardie devono avere chiaro che la finalità dell’azione comune deve, per essere efficace, limitarsi a questo lasciando liberi i cittadini di continuare a essere di destra o sinistra.

Questo implica la necessità di capire se lo schema più efficace sia la costruzione di una organizzazione politica, che non può che essere solo locale, o un forte gruppo di pressione trasversale che imponga visione e piano alla politica. Questi sono, per me, i nodi da sciogliere per non fare accademia e inutile movimentismo.