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Devastazione ambientale in Basilicata, il 24 maggio mobilitazione a Viggiano

20 maggio 2019 | 13:18
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Devastazione ambientale in Basilicata, il 24 maggio mobilitazione a Viggiano

L’appello delle associazioni ambientaliste

Aderiamo alla manifestazione del 24 maggio a Viggiano contro la devastazione ambientale, contro i responsabili dei cambiamenti climatici, per una transizione energetica fondata sulle rinnovabili pulite non impattanti su modello decentrato e distribuito.

In occasione del 2° Sciopero Mondiale contro i Cambiamenti Climatici che si celebrerà in tutti i continenti il prossimo venerdì 24 maggio, il Coordinamento No Triv Basilicata aderisce con convinzione alla manifestazione promossa a Viggiano dal movimento Fridays For Future, che sollecita per l’occasione una mobilitazione a carattere regionale. Rispondiamo positivamente all’appello del movimento che ha visto scendere in piazza migliaia di studenti e cittadini lucani il 15 marzo scorso, che già esprimeva l’ambizione di ampliare il proprio raggio di azione a quanti più soggetti sociali ed associativi possibili, auspicando la creazione di una vera e propria Alleanza Sociale per il Clima anche nella nostra regione.

Pur in assenza di una giornata di sciopero che potesse consentire una larga partecipazione di lavoratrici e lavoratori, rappresentanze del Coordinamento saranno presenti alla manifestazione di Viggiano (è prevista in contemporanea una manifestazione studentesca a Potenza nello stesso giorno ed alla stessa ora, soprattutto per motivi logistici), con le proprie bandiere e con in testa lo striscione delle ultime vittime della cinica arroganza affaristica delle compagnie petrolifere che da decenni sfruttano ed uccidono la nostra terra, chiedendo “verità e giustizia” per il generale Guido Conti, ufficialmente suicidatosi in Abruzzo dopo essere stato 15 giorni a Corleto e Potenza per valutare una possibile assunzione come garante ambientale per Total; chiedendo “verità e giustizia” per il giovane ingegnere piemontese Gianluca Griffa, formalmente suicidatosi dopo essere stato responsabile di produzione dal 2011 al 2013 al Centro Oli di Viggiano e dopo aver inutilmente denunziato le costanti perdite dai serbatoi di petrolio e le conseguenze dell’eccesso di utilizzo delle sostanze per la disidratazione del gas come la glicole e del trascinamento delle ammine, con effetti rilevati negli impianti della raffineria Eni di Taranto.

E’ proprio il fascicolo contenente gli appunti e le lettere dettagliate di Griffa che rappresenta, per la stessa Procura di Potenza, il punto di maggiore riscontro e chiusura fattuale nella puntuale istruttoria elaborata nell’ordinanza del Gip di Potenza pubblicata lo scorso Aprile, che apre l’iter processuale del cosiddetto “Petrolgate 2”, riguardante lo sversamento (dichiarato ad inizio 2017) di oltre 400 tonnellate di idrocarburi dai 4 serbatoi del Cova di Viggiano, che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 13 persone tra dirigenti Eni e membri del CTR (Comitato Tecnico Regionale); nonché all’arresto di un dirigente Eni con le accuse, fra le altre, di disastro ambientale, abuso d’ufficio, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale.

E’ la prima volta che con elementi probatori inoppugnabili nella nostra regione una multinazionale dell’Oil&Gas viene apertamente ed esplicitamente incriminata di disastro ambientale.

Tutto ciò accade nel momento in cui la neo insediata giunta di centrodestra del generale forzista Bardi si appresta a rinnovare, su richiesta di Arpab (agenzia regionale che ha mostrato più volte di non essere all’altezza della situazione e sospettata di agire all’ombra di forti condizionamenti), un accordo di collaborazione con Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, facente capo al Minambiente), per monitorare attività ed effetti della filiera dell’industria estrattiva, con la priorità di effettuare verifiche proprio al Cova di Viggiano, iniziando dallo stato e dall’affidabilità dei 4 serbatoi di stoccaggio del greggio, alle strutture di pretrattamento, allo stato delle 5 linee di condotte che servono a trasportare greggio e gas per 136 Km fino alla raffineria Eni a Taranto.

La composizione politica di una giunta e di un consiglio regionale che in maggioranza schiacciante è caratterizzata dalla palese vocazione estrattivista; il ritorno dell’illusione di utilizzare royalties ed introiti fiscali in funzione anticiclica e per contrastare la recessione economica in atto, rappresentano elementi che combinati tra loro rischiano di trascinarci a ritroso di qualche decennio, con l’aggravante dell’ipoteca delle autonomie regionali differenziate, il cui “tesoretto” in Basilicata è esattamente quello che fa sognare i petrolieri.

Si attendono intanto, tra l’altro, ancora risposte, dalle ipotizzabili indagini supplementari di Ispra:

sullo stato effettivo delle aree realmente interessate al disastro di oltre i 26.000 mq dichiarati nell’area esterna al perimetro dell’impianto di preraffinazione del Cova;

se le costanti e corpose attività di emungimento delle acque abbiano irreversibilmente intaccato gli equilibri naturali dell’area interessata;

quali sono i quantitativi effettivi di acque miscelate con idrocarburi emunti da ormai un anno e mezzo;

quali sono i siti di trattamento interessati nelle varie regioni italiane;

qual è lo stato effettivo del pozzo di reiniezione Costa Molina 2, anche alla luce dei conclamati rischi legati alle sollecitazioni delle attività in sovrapressione da sismicità indotta su faglie sismiche storiche attive, come da risultanze della Commissione ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region – studio delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell’attività sismica nell’area colpita dal terremoto dell’Emilia-Romagna nel 2012);

se siano inesorabili i livelli di inquinamento delle acque del Pertusillo oltre le barriere all’altezza della Fossa del Lupo;

con quali metodiche e con quali mezzi di analisi tecnico/scientifica Ispra ed Arpab sono in grado di scongiurare la presenza di fori e di registrare il reale grado di deterioramento delle centinaia di Km di tubazioni atte al trasporto del greggio fino alla raffineria di Taranto.

Tanto è utile sapere, a maggior ragione alla vigilia dell’autorizzazione all’avvio delle attività di coltivazione della concessione Tempa Rossa (Total, Shell, Mitsui), che in attesa del completamento delle 2 megacisterne nel porto di Taranto, godrebbe di un utilizzo a giorni alterni degli stessi impianti di trasporto di Viggiano, in virtù di un accordo con Eni, mentre ancora non è pronto il piano di monitoraggio ambientale degli impianti collegati al Centro Oli di Corleto Perticara, soprattutto per quanto concerne tecniche e modalità di smaltimento dei residui di lavorazione dei gas acidi tramite procedure di combustione e la previsione dello smaltimento nel fiume Sauro delle acque di lavorazione del greggio previo sbandierato “processo all’avanguardia mondiale”, che a loro dire restituirebbe come per magia acqua distillata!

La giornata di mobilitazione regionale a Viggiano, per il suo significato sociale e simbolico in materia di scelte ed opzioni strategiche nel campo delle politiche energetiche, per recuperare e rafforzare la pratica del confronto e della produzione di scelte territoriali democratiche decentrate motivate e concordate, è allo stesso tempo giornata di mobilitazione di portata quantomeno nazionale.

E’ la stessa scadenza temporale della Concessione Val d’Agri a ricordacelo (scade il 26 Ottobre 2019), divenendo l’emblema delle contraddizioni insite nella recente Legge in materia (L.12/02/2019) di procedure di sospensioni ed autorizzazioni subordinate all’approvazione del cosiddetto PiTESAI (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee – ex Piano delle Aree) in sede di Conferenza Unificata entro i 18 mesi stabiliti.

Il tempo, inesorabile, passa, mentre il rinnovo della concessione, per almeno altri 10 anni, è già in Legge, affidato a meccanismi automatici previsti da un famigerato decreto del governo Monti del 2012 (c.d. “decreto semplificazioni”), che l’attuale compagine governativa ha deciso di non abrogare.

Non di sospensioni farlocche e prive di atti amministrativi la Basilicata, l’Italia, la lotta mondiale contro i devastanti cambiamenti climatici, hanno bisogno, ma di un deciso e chiaro atto di moratoria di tutte le richieste di permesso per prospezione, ricerca, coltivazione di idrocarburi, accompagnato da un efficace piano straordinario di bonifica, cominciando dalla Val Basento, continuando per Corleto, la Val d’Agri, l’area industriale di Tito, Brindisi Montagna, Calvello, Marsico, S. Fele, Picerno, S. Angelo Le Fratte, e per tutte le aree in cui non è dato conoscere lo stato effettivo di pozzi dismessi, incidentati, abbandonati, sigillati e non monitorati.

Il contributo in termini di partecipazione alla mobilitazione del 24 Maggio non può e non deve fermarsi alla manifestazione, ma deve rappresentare un importante momento di rivendicazione unitaria della chiusura delle attività estrattive e di trattamento collegate al Cova di Viggiano, alla luce del conclamato reato, consapevole e deliberatamente protratto nel tempo, di reato ambientale!

Coordinamento No Triv Basilicata

Osservatorio Popolare Val d’Agri

Pisticci Scalo Pulita

WWF Potenza e Aree Interne

Italia Nostra sez. di Potenza

EHPA Basilicata

Tito No Biomassa

Associazione VOLA Basilicata

Liberiamo La Basilicata

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